Altare. Caso Asset, gli imprenditori valbormidesi alleati per cercare di scongiurare la delocalizzazione dell’azienda che fa capo al gruppo tedesco Brita e che ha sede ad Altare.
Nei giorni scorsi, infatti, la decisione di trasferire la produzione in provincia di Varese ha spiazzato i 41 dipendenti, che, ovviamente, temono per il loro futuro professionale anche se, per ora, si parla di trasferimento e non di licenziamento. Una delle cause di questa svolta sarebbe, secondo i vertici aziendali, la mancanza di aree adeguate in ValBormida per l’ampliamento della sede. Ma a sconfessare questa affermazione è stato, nei giorni scorsi, un imprenditore proprietario di aree e capannoni a Dego con cui, proprio la Asset, era in parola, con un accordo che, però, è sfumato senza ufficiali motivazioni.
Ora la famiglia Rapetti è uscita allo scoperto per mettere in guardia i lavoratori sulla posizione dell’azienda. Le aree in valle ci sono, e ora anche la EMI di Bagnasco si allea e accetta, come Rapetti, di offrire un sito gratuito per il primo anno. Le due proprietà, entrambe a Dego, se sommate garantiscono ben 7500 metri quadri di capannoni che possono inoltre, essere adeguate alle eventuali esigenze produttive della Asset. Sempre Rapetti, inoltre, precisa che sarebbe disposto a mostrare il sito affinché si verifichi quanto sia idoneo all’ampliamento dello stabilimento ora sul territorio altarese.
leggi anche

Caso Asset, imprenditori uniti per scongiurare la delocalizzazione dell’azienda presente ad Altare

Asset di Altare, l’azienda: “Il sito di Dego non è idoneo”. Fiom: “Lavoratori presi in giro”

Altare, lavoratori Asset in sciopero. E un imprenditore smentisce l’azienda: “Un sito adatto c’è, lo darei gratis”

La Asset di Altare va in Lombardia, Brita: “Dobbiamo espanderci, nel savonese nessuna struttura adatta ad ospitarci”

Vertenza Asset di Altare, la Fiom: “Ancora nessuna novità, così si perdono altri 50 posti di lavoro”
