Cairo Montenotte. E’ l’esercito dei senza storia, di quelli che non hanno lasciato tracce, la cui memoria trascolora nel silenzio di qualche cartolina seppiata e poco altro. Più di ventiquattro milioni di italiani che, a partire dall’epoca napoleonica, hanno lasciato il nostro paese per colonizzare altri mondi: uomini che non contano nella storia ufficiale, destinati a non avere nome e voce ed invece spesso collettivamente decisivi per lo sviluppo dei paesi di arrivo e la miseria demografica di quelli di partenza. O magari invece, destinati a calmierare con la loro partenza la fame delle nostre contrade e, nelle intenzioni di qualche nostro governante, a fornire la base d’appoggio per un colonialismo economico e culturale.
Dell’emigrazione, che pure è un fatto essenziale se non addirittura fondante per molti città e paesi d’Italia, si sa, tutto sommato, poco. Sul piano individuale, di molti emigranti rimane la traccia di qualche lista d’imbarco, di un visto consolare o di qualche ritaglio di giornale che celebra vicende di piccola notorietà. Per gli emigrati dalla Val Bormida neppure quello. Tra i cinquemila nomi presenti nelle quattrocento e più pagine del “Dizionario storico-biografico del liguri in America Latina” gli emigrati provenienti dal bacino del Bormida non sono più di una ventina, e anche cercare tra le ship passenger lists ottocentesche pubblicate in tempi più o meno recenti l’indicazione degli espatriati provenienti di quella terra di confine tra Savona e il basso Piemonte è impresa pressochè vana.
Ad oggi non si conoscono non solo l’entità ma neppure le caratteristiche dell’esodo bormidese, se si tratta cioè di un’emigrazione sul modello “ligure” a significativa componente mercantile e professionale o, piuttosto, “piemontese”, prevalentemente contadino e agrario. Allo stesso modo, nulla si sa sulla genesi e sull’evoluzione dei flussi migratori nel tempo: un dato che, letto in parallelo con lo sviluppo industriale, potrebbe invece fornire molti spunti significativi per una storia del territorio e dell’ambiente locale.
Un mondo inesplorato, insomma. Per tale motivo il progetto “Pagine di storia dell’emigrazione in Valbormida”, attualmente in corso all’Istituto di Istruzione Superiore “Federico Patetta” di Cairo Montenotte (Savona) rappresenta una novità assoluta e di grande rilievo non solo per la scuola ma anche per il mondo politico, accademico e culturale. Gli studenti hanno effettuato una sorta di censimento ragionato degli emigrati cairesi dal 1859 al 1947, sulla base dei dati raccolti nell’archivio storico del Comune di Cairo Montenotte, ed è attualmente in corso la valutazione statistica e la contestualizzazione storico-sociale degli elementi raccolti. A ciò si aggiunge che, grazie all’intervento dello storico Stefano Mallarini, gli allievi del “Patetta” sono venuti in possesso di una cospicua serie di informazioni sui migranti di molti paesi circostanti l’abitato cairese, dai quali è possibile trarre altre notizie sui migranti bormidesi e sugli effetti che tale esodo ebbe per l’economia e la società dei borghi di partenza.
Ma c’è di più: gli studenti dell’Istituto “Patetta” hanno chiesto alle loro famiglie di tirar fuori dal cassetto dei ricordi i nomi, le date, le destinazioni, le storie di vita dei parenti partiti in tempi vicini e lontani dalla Valbormida per cercare fortuna in altri Stati e, spesso, in altri continenti. Uno sforzo di memoria collettiva che ha riportato alla luce una gran quantità di storie dimenticate e che ha permesso di ridare voce a molti nomi senza volto nell’ampio bacino del Bormida. Finalmente quelle voci che non contano nulla nella storia ufficiale e quegli uomini e donne destinati a non avere nome e voce possono risalire alla luce del presente, in una sorta di rivincita di chi è altrimenti destinato all’anonimato.
Uno sforzo composito, insomma, che ha raccolto l’applauso e l’entusiastico appoggio del Centro Internazionale di Studi sull’Emigrazione Italiana, l’associazione genovese leader indiscussa in campo nazionale ed europeo per gli studi sull’emigrazione. I primi risultati dell’analisi fanno giustizia di molte mitologie sulla natura, le cause e gli esiti dell’emigrazione in Val Bormida e sono spesso sorprendenti: da un’emigrazione prevalentemente “paesana” (secondo una tassonomia correntemente usata negli studi di settore) cui non sono però estranee specializzazioni artigianali e pretese proprietarie si passa ad un esodo pauperistico e bracciantile, per arrivare ad un trasferimento quasi esclusivamente tecnico-professionale e temporalmente limitato durante il fascismo che sfocerà, infine, nella migrazione operaia dell’immediato dopoguerra, di stampo radicalmente diverso da quelli precedenti.
Ed ancora, dai dati raccolti emerge chiaramente una sorta di “architettura della partenza familiare” di cui sono testimoni i biglietti di richiamo e l’atto di consenso parentale, il ruolo della componente femminile, la svolta post-bellica e molto altro ancora.
La prima fase del progetto si concluderà giovedì 1 febbraio quando gli studenti dell’Istituto “Patetta” interessati al progetto saranno ospiti del Comune di Piana Crixia per sentire il racconto di una sagace indagine sui registri comunali, che si è conclusa con la scoperta delle origini pianesi di Rosa Vassallo, la nonna paterna dell’attuale pontefice Jorge Bergoglio. Dalle parole degli addetti comunali che hanno condotto tale ricerca i giovani interessati all’argomento troveranno una conferma di come la ricerca storica, se condotta con competenza e passione, possa sfociare in conclusioni inedite ed importante non solo per il passato ma anche per l’attualità e di come, quindi, valga la pena di proseguire nello studio e nell’analisi dei dati raccolti.
E, infine, di come un istituto tecnico possa fornire non solo una preparazione specialistica di prim’ordine (il “Patetta” è tra le scuole più premiate d’Italia nel settore) ma anche una cultura storico-sociale all’avanguardia e quel gusto per la ricerca che può e deve completare il bagaglio di un moderno professionista.