Punto di vista

Le spoglie di Vittorio Emanuele III in Italia, Marabello: “Accettiamo la nostra storia, onoriamo chi vogliamo”

L'ispettore generale dell'Istituto Nazionale per la Guardia d'Onore alle Reali Tombe del Pantheon analizza il ritorno delle spoglie del re d'Italia e consorte

Fabrizio Marabello Maria Pia Savoia

Borghetto Santo Spirito. “Bisogna avere il coraggio di affermare, nel silenzio di molti e l’ostilità di pochi, che l’arrivo al santuario di Vicoforte delle spoglie dell’ultimo re d’Italia, Vittorio Emanuele III e della sua augusta consorte la regina Elena, ha sorpreso positivamente i piemontesi e anche i vicini liguri”. Così Fabrizio Marabello, dell’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon, commenta il “ritorno in patria” delle spoglie del sovrano che governò il regno d’Italia fino al 1946 e di sua moglie, trasferite dalla cattedrale di Santa Caterina ad Alessandria d’Egitto fino al Piemonte, non senza polemiche e perplessità a tutti i livelli istituzionali e sociai.

Secondo Marabello, invece, è “vanto e orgoglio di quelle terre aver ospitato in passato la real casa di Savoia le spoglie mortali nel santuario che già a suo tempo era stato scelto dai nostri Sovrani come loro ultima dimora, a conferma di un amore ricambiato nell’arco di secoli quando i regnanti trascorrevano la villeggiatura in estate e con battute di caccia e ricevimenti di ospiti prestigiosi, regnanti e capi di stato. Solo l’ignoranza e la faziosità di alcuni può contestare l’importanza che ha avuto la nostra casa reale nella storia d’Italia iniziando dalla sua unità, per non parlare dell’appartenenza del Piemonte al regno dei Savoia fin dal Rinascimento”.

“Non stupisce l’ostilità di ‘associazioni’ (in primis l’Anpi), che fra l’altro sopravvivono con denaro pubblico, ormai minoritarie e sorpassate nel loro paranoico odio fazioso o che non appartengono né alla nostra storia né alla nostra cultura. Per loro la tradizione è un nemico oppure è una diversa e inconciliabile. Stupisce invece il silenzio della maggioranza di quei politici che ‘tradizione’ e difesa dei ‘valori nazionali’ le sbandierano solo in campagna elettorale. A loro si chiede maggior coerenza e coraggio nel rompere il muro del conformismo e del politicamente corretto. Che piaccia o no casa Savoia ha avuto un ruolo fondamentale nella nostra storia, con molta luce e qualche ombra. Nel caso specifico di Vittorio Emanuele III, il fatto negativo che più gli si rimprovera fu di mettere a capo del governo Benito Mussolini. Si dimentica che il Partito Fascista era in quel momento la forza politica più incisiva e andò al governo con il sostegno del parlamento, salvandoci da sciagure ben maggiori come una rivoluzione comunista”.

“È quindi giunto il momento di accettare la nostra storia senza faziosità e con libertà di onorare chi vogliamo senza censure o sanzioni penali indegne di una democrazia, libertà di opinione, senza lezioni da chi si ritiene moralmente superiore e in diritto di decidere cosa si possa o non si possa professare. L’esempio più eclatante arriva dalla Russia dove, in piena libertà, nostalgici dello zarismo come dello stalinismo possono onorare le loro ricorrenze e professare le loro convinzioni senza censure, dove lo stato e i governati hanno accettato la storia della loro nazione nel suo complesso senza faziosità e nel rispetto e riproposizione della loro millenaria tradizione”.

“L’ auspicio di molti italiani (non solo monarchici) è che la tumulazione definitiva di tutti i sovrani sabaudi, quindi anche di re Umberto II e della regina Maria José, avvenga nel Pantheon di Roma” conclude Fabrizio Marabello, insignito degli ordini dinastici della real casa di Savoia e già ispettore generale dell’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon.