Savona. Nel gennaio scorso i carabinieri di Savona avevano scoperto un giro di nozze “finte” organizzate per far ottenere a cittadini extracomunitari un permesso di soggiorno. Per quella vicenda, questa mattina, in udienza preliminare, diciannove delle persone coinvolte nell’inchiesta hanno chiesto di patteggiare, mentre una di essere giudicata con il rito abbreviato. Il pm Giovanni Battista Ferro ha dato parere favorevole ai riti alternativi e il giudice ha quindi rinviato l’udienza alla fine di novembre per discutere il rito alternativo e per ratificare i patteggiamenti.
Per tutti le accuse sono a vario titolo e in concorso di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina al falso per induzione. Nel mirino dei carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Savona erano finiti inizialmente dieci matrimoni, sette celebrati in Comune a Savona (il 19 marzo 2015, il 6 luglio 2015, il 27 gennaio 2016, il 9 aprile 2016, il 29 aprile 2016, il 26 gennaio 2016 e il 13 novembre 2016) e gli altri nei municipi di Varazze (il 31 agosto 2015), Cairo Montenotte (il 1° luglio 2016) e Casale Monferrato (il 23 settembre 2015). In un secondo momento gli inquirenti avevano scoperto almeno altri otto 8 matrimoni “fittizi” (a Savona, Albenga e Cairo Montenotte) celebrati fino al gennaio scorso.
I matrimoni secondo gli inquirenti erano così ben simulati che gli ufficiali di stato civile del Comune e gli operatori di polizia dell’ufficio immigrazione e stranieri della Questura (nel quale veniva depositato l’atto di matrimonio) erano stati ingannati e indotti in errore, come aveva rilevato il gip Francesco Meloni nella sua ordinanza. I coniugi (che prima delle nozze erano perfetti sconosciuti) arrivavano alla cerimonia solo dopo aver pagato cifre intorno agli 8-10 mila euro all’organizzazione ed effettuando il saldo della cifra pattuita solo dopo aver ottenuto il rilascio dei documenti di soggiorno definitivi
L’operazione, battezzata “Nozze d’oro”, era sfociata in quindici misure cautelari (cinque in carcere e dieci agli arresti domiciliari) e in dieci denunce a piede libero. Cinque persone hanno scelto di affrontare il rito ordinario e il processo è in corso, mentre le altre venti hanno preferito appunto la via di un rito alternativo.
Secondo la ricostruzione degli investigatori, erano due le anime di questo business dei finti matrimoni: c’era un gruppo che si muoveva tra Savona ed Albenga composto da Khadija Nasser, titolare di un’agenzia d’affari e addirittura interprete per il Tribunale di Savona, che individuava gli sposi e li seguiva in tutto l’iter burocratico del matrimonio, e da Tarik Hamid e Hatim Elasraoui che, invece, pensavano alle spose e si occupavano dei loro pagamenti.
Tra Savona e la Valbormida, per gli investigatori, il punto di riferimento sarebbe stato invece Said Assouli che avrebbe organizzato alcuni matrimoni fittizi, assumendo anche il ruolo di testimone e interprete, seguendo con sorprendente competenza anche tutta la “pratica amministrativa” fino al rilascio del permesso di soggiorno da parte del clandestino.