Pietra Ligure. Verrà conferito giovedì mattina l’incarico all’esperto che dovrà effettuare la perizia psichiatrica per valutare la capacità di intendere e di volere di Alessio Alamia, il diciannovenne che è in carcere per l’omicidio dell’ex fidanzata Janira D’Amato (uccisa il 7 aprile scorso dal ragazzo con cinquanta coltellate).
L’esame medico verrà effettuato attraverso un incidente probatorio nel quale, oltre al perito nominato dal gip Maurizio Picozzi, si esprimeranno anche il consulente nominato dal pm Daniela Pischetola e, probabilmente, anche quelli della difesa e della parte offesa (i famigliari della ragazza uccisa). Sulla base dell’esito della perizia psichiatrica (è presumibile che per conoscerlo serviranno diverse settimane), verrà accertata di conseguenza l’imputabilità o meno dell’assassino di Janira.
Alamia deve rispondere di omicidio volontario premeditato per aver brutalmente aggredito l’ex fidanzata nel suo appartamento in piazzetta Morelli a Pietra Ligure. La vittima era stata uccisa con una lama lunga circa 12 centimetri, colpita con fendenti al collo (dove l’omicida aveva sferrato i colpi fatali), sulle spalle, al viso, ma anche alla testa. Il medico legale aveva anche accertato che Janira avesse tentato in ogni modo di difendersi dalle coltellate, ma senza riuscirci.
Dopo il delitto Alamia si era lavato, cambiato ed era uscito lasciando nel suo appartamento l’arma del delitto, i suoi vestiti sporchi, ma soprattutto il corpo esanime di Janira D’Amato. A quel punto il diciannovenne si era allontanato dalla sua abitazione per poi citofonare a casa della nonna, intorno alle 20,30 di quel maledetto venerdì sera.
“Ho avuto un problema con Janira” erano state le prime parole del ragazzo che, poco a poco, aveva fatto intendere che fosse accaduto qualcosa di molto grave. “Se la prendeva con il cane e poi ha preso un coltello” avrebbe raccontato Alessio alla nonna per spiegare l’aggressione (come aveva confermato poi la donna ai carabinieri). Invece a prendere in mano un coltello era stato proprio lui che, con una violenza inaudita, si era accanito contro l’ex fidanzata fino ad ucciderla. Quando la nonna aveva compreso che Janira non c’era più, aveva accompagnato il nipote alla stazione dei carabinieri di Loano, dove il ragazzo si era costituito.
Dopo la confessione davanti ai carabinieri e poi davanti al pm Pischetola, Alamia è sempre restato in silenzio preferendo avvalersi della facoltà di non rispondere davanti al gip “perché non se la sentiva di ricordare di nuovo quei momenti”.