Colpo di scena

Omicidio di Pietra: la famiglia di Janira nomina la criminologa Bruzzone come consulente fotogallery

Questa mattina durante il conferimento dell'incarico per la perizia psichiatrica su Alessio Alamia è arrivata la novità

Pietra Ligure. E’ il dottor Gabriele Rocca il perito nominato dal giudice Maurizio Picozzi per valutare la capacità di intendere e di volere di Alessio Alamia, il diciannovenne che è in carcere per l’omicidio dell’ex fidanzata Janira D’Amato (uccisa il 7 aprile scorso dal ragazzo con cinquanta coltellate). L’incarico allo specialista è stato conferito questa mattina in tribunale e l’esito della perizia psichiatrica (che sarà effettuato nell’ambito di un incidente probatorio) dovrebbe essere noto entro due mesi.

Sempre questa mattina si è registrata anche un’altra novità di rilievo nel procedimento: la famiglia di Janira D’Amato (i genitori e i fratelli che sono assistiti dall’avvocato Simone Mariani) hanno infatti nominato come consulente tecnico la nota criminologa e psicologa forense Roberta Bruzzone. L’esperta di criminologia non si limiterà a seguire lo svolgimento della perizia, ma analizzerà anche altri aspetti della terribile vicenda per ricostruire nella maniera più dettagliata possibile lo scenario nel quale si è verificato il delitto.

Le parti offese non sono state le uniche a nominare un consulente di parte, ma anche il pm Daniela Pischetola ha chiesto il supporto di un esperto di psichiatria, il dottor Gianluigi Rocco. Il difensore di Alamia, l’avvocato Francesco Di Mattei, si è invece riservato di decidere se nominare un consultente di parte.

Sulla base dell’esito della perizia psichiatrica sarà possibile accertare anche l’imputabilità o meno dell’assassino di Janira (solo nel caso in cui fosse giudicato incapace non potrebbe essere processato). Alamia deve rispondere di omicidio volontario premeditato per aver brutalmente aggredito l’ex fidanzata nel suo appartamento in piazzetta Morelli a Pietra Ligure. La vittima era stata uccisa con una lama lunga circa 12 centimetri, colpita con fendenti al collo (dove l’omicida aveva sferrato i colpi fatali), sulle spalle, al viso, ma anche alla testa. Il medico legale aveva anche accertato che Janira avesse tentato in ogni modo di difendersi dalle coltellate, ma senza riuscirci.

Dopo il delitto Alamia si era lavato, cambiato ed era uscito lasciando nel suo appartamento l’arma del delitto, i suoi vestiti sporchi, ma soprattutto il corpo esanime di Janira D’Amato. A quel punto il diciannovenne si era allontanato dalla sua abitazione per poi citofonare a casa della nonna, intorno alle 20,30 di quel maledetto venerdì sera.

“Ho avuto un problema con Janira” erano state le prime parole del ragazzo che, poco a poco, aveva fatto intendere che fosse accaduto qualcosa di molto grave. “Se la prendeva con il cane e poi ha preso un coltello” avrebbe raccontato Alessio alla nonna per spiegare l’aggressione (come aveva confermato poi la donna ai carabinieri). Invece a prendere in mano un coltello era stato proprio lui che, con una violenza inaudita, si era accanito contro l’ex fidanzata fino ad ucciderla. Quando la nonna aveva compreso che Janira non c’era più, aveva accompagnato il nipote alla stazione dei carabinieri di Loano, dove il ragazzo si era costituito.

Dopo la confessione davanti ai carabinieri e poi davanti al pm Pischetola, Alamia è sempre restato in silenzio preferendo avvalersi della facoltà di non rispondere davanti al gip “perché non se la sentiva di ricordare di nuovo quei momenti”.

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