Chiarimenti

Buio Pesto a Savona, Morini: “Intervento Regione? Ad oggi non so nulla. E sui costi troppe inesattezze”

Il cantante a ruota libera: "Soldi pubblici? Non è un problema mio, niente sconto. E la cena la chiede qualsiasi band della Terra"

massimo morini

Savona. “Un intervento della Regione per pagarci il concerto del 4 settembre a Savona? Al momento non c’è nulla di vero, nessuno ci ha contattato ed infatti ad oggi il concerto non è in calendario. Se mi pagheranno con soldi pubblici? Non è un problema mio. E sui costi dette troppe falsità”. Mentre continuano ad infuriare le polemiche sul possibile concerto dei Buio Pesto a Savona, lo stesso leader della band, Massimo Morini, è voluto intervenire attraverso IVG.it per chiarire le mille voci che si sono inseguite negli ultimi giorni.

Brevissimo riassunto. Il concerto, secondo il racconto del cantante (leggi), era previsto in origine lo scorso Capodanno per via di un non meglio precisato “debito di riconoscenza” del Comune di Savona: debito che qualcuno ha identificato con la loro partecipazione alla conclusione della campagna elettorale del centrodestra, ma che lo stesso Morini ha ricondotto invece ad una promessa personale dell’assessore Maurizio Scaramuzza (leggi qui la sua replica). A seguito dell’annullamento del Capodanno il concerto era stato spostato al 22 luglio in piazza Sisto IV, ma i costi aggiuntivi determinati dalla circolare Gabrielli sulla sicurezza avevano spinto il Comune a chiedere un ulteriore rinvio al 4 settembre, questa volta sul Priamar; infine la “scomparsa” di alcuni sponsor (secondo quanto ricostruito da IVG “dirottati” su altri soggetti per volere della Regione – leggi) aveva fatto definitivamente annullare il concerto, scatenando la rabbia di Morini che in un lungo post su Facebook ha reso pubblico il caso.

Le polemiche successive hanno avuto una tale eco (tra la furia dei fan, la contrarietà di altri savonesi ed i sospetti dei politici) che negli ultimi giorni è emersa la voce secondo cui lo stesso presidente della Regione, Giovanni Toti, avrebbe deciso di intervenire finanziando come ente il concerto al posto del Comune. Uno scenario che però, al momento, resta nel campo delle ipotesi: “Io non ho ricevuto alcuna comunicazione ufficiale in tal senso – spiega Morini – Poi è chiaro che i social li leggo, e che la voce ha raggiunto anche me: se si è diffusa magari qualcosa di vero c’è… ma ripeto, ad oggi io non so nulla”.

Sul possibile intervento economico della Regione si è scatenata una seconda violenta polemica, legata all’opportunità di un gesto simile: su questo punto, però, Morini è categorico. “Quando il concerto mi è stato promesso, mi era stato detto che sarebbe stato fatto con fondi privati (appunto gli sponsor, ndr). Se ora però per mantenere la promessa sono necessari fondi pubblici, onestamente non deve essere un mio problema. Se una persona mi invita a cena, sinceramente non è affar mio come ha ottenuto i soldi con cui la paga. Se dovessero essere usati fondi pubblici, ringrazierò perché i savonesi potranno finalmente vederci senza prendere l’auto, e ringrazierò per aver l’occasione di raccogliere denaro da destinare alla beneficenza. Uno sconto? Assolutamente no, perché il nostro non è un prezzo ma un costo: col 40% del nostro cachet paghiamo il service, e con il resto copriamo il lavoro di 30 persone. Ho dei dipendenti e dei collaboratori, in qualche modo devo pagarli”.

Proprio sulle cifre si è creata un’altra furibonda discussione. “Ma i costi emersi nelle ultime ore non corrispondono al vero – tuona il cantante – il cachet è esatto, 5000 euro + iva, ma in quel costo è compreso tutto quanto: il nostro lavoro, i trasporti, gli impianti audio e luci. Sul resto ci sono state troppe inesattezze.”. La prima riguarda i manifesti: “Noi non ‘vendiamo’ nulla al Comune, forniamo gratis dei manifesti con banda bianca che l’organizzatore deve provvedere a sovrastampare con data e luogo del concerto. Se lo desidera, incarichiamo la nostra tipografia di fiducia, che chiede appunto 1 euro a manifesto. Ma pagano il loro lavoro, non noi”. I costi di affissione: “A differenza di quanto riportato sui nostri manifesti non ci sono loghi commerciali, quindi sono applicabili le riduzioni”.

E poi ancora, la cena: “E’ vero, chiediamo da mangiare per 30 persone. Ma lo fa qualsiasi band della Terra. E non chiediamo per forza il ristorante, sul contratto è scritto a chiare lettere che ci basta un panino o un fast food“. Gli altri costi: “L’organizzatore deve pagare la corrente, il palco e la Siae, come per qualsiasi evento di qualsiasi tipo. E anche quei soldi non vanno certo a noi”. E conclude: “Ho letto che qualcuno vuole organizzare un picchetto per impedirci il concerto. Spero non accada, dato che sarebbe una disputa inutile basata su falsità. Hanno fatto credere che ci sentiamo i Pink Floyd, da cittadino mi sarei arrabbiato anche io…“.

Nel frattempo, il reale motivo per cui il concerto “era dovuto” è diventato anche un caso politico, con una interpellanza del Pd (poi non discussa per ragioni di tempo nell’ultimo consiglio comunale). Il sospetto era che quel concerto potesse essere stato fatto gratuitamente; in realtà, come scoperto da IVG.it, fu pagato dalla segreteria regionale della Lega Nord. Ma quanto? Impossibile saperlo ufficialmente (il partito è a tutti gli effetti un soggetto privato, difficile quindi oltrepassare il muro della privacy), ma secondo i soliti “ben informati” si tratterebbe di poche centinaia di euro. Una cifra che all’inizio può lasciare basiti se rapportata al cachet da 5000 euro del concerto, ma che in realtà ha una spiegazione: quella sera non intervenne tutto il gruppo con relativa strumentazione e impianti, ma soltanto 4 persone che cantarono su base per circa 30 minuti. Un impegno decisamente inferiore, quindi, e per questo molto meno costoso.

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