Andora. “La lunga siccità che sta interessando da svariati mesi il nostro Paese ha finalmente acceso i riflettori sul problema acqua, problematica non solo legata al prosciugamento di laghi e fiumi, ma anche all’invasione dell’acqua marina sia nelle falde freatiche sia lungo le foci dei fiumi (vedi il caso del fiume Po). Quest’ultimo è un tema molto serio, probabilmente maggiore della penuria e del razionamento delle acque nelle nostre case, un problema che Accademia Kronos pose all’attenzione delle autorità e del pubblico già 12 anni fa (il cuneo salino)”. Lo afferma in una nota Franco Floris, ex sindaco di Andora e tra i padri fondatori di Accademia Kronos pronta “con i suoi tecnici a dare una mano concreta per risolvere questo problema”.
“Un fatto è certo – dice Floris – l’impronta idrica in Italia, ovvero la quantità d’acqua dolce utilizzata per produrre beni e servizi, è pari a circa 6300 litri pro capite al giorno. Siamo i primi in Europa e i terzi nel Mondo, dopo USA e Canada; a distanza ci seguono Germania, Giappone, Francia e Olanda. Tuttavia, sebbene il cittadino italiano sia mediamente molto attento all’igiene personale, non è lui reo di tanto consumo, la percentuale di consumo d’acqua per uso domestico si assesta intorno al 16% del totale. Il “vero colpevole” è l’agricoltura che usa il 60% della disponibilità d’acqua complessiva, seguita a distanza dall’industria, che non supera il 24%. A tutto ciò poi – secondo Floris – si aggiunge la questione delle inefficienti reti idriche, che si stima, secondo Utilitalia (la federazione delle imprese di acqua, energia e ambiente), abbiano perdite dalla sorgente all’utenza finale intorno al 40%… ovviamente ci sono situazioni migliori, ma anche peggiori! Sempre secondo Utilitalia per risolvere il problema servirebbero investimenti per 5-6 miliardi, in media 35 euro ad abitante”.
Sempre secondo Floris “i nostri politici sembrano sottovalutare la situazione: è invece il cuneo salino, una seria minaccia per tutte le falde freatiche costiere e per la produttività dei terreni agricoli. Si tratta dell’intrusione di acqua marina dentro gli strati acquiferi di acqua dolce causata da processi naturali o da attività umane. Un’intrusione provocata dalla diminuzione del livello d’acqua dolce negli acquiferi costieri o dall’aumento del livello d’acqua marina che sale all’interno della costa trasformando l’acqua dolce in acqua salmastra”.
Per il fondatore di AK “non tutto è perduto, ci sono ancora margini d’intervento per evitare la catastrofe: per prima cosa è necessario rivedere regolamenti e leggi regionali che autorizzano la perforazione dei suoli in prossimità delle coste per realizzare pozzi artificiali. E’ necessario bloccare o limitare nuove richieste di apertura pozzi, se in prossimità del mare (a distanze variabili, fino a 1 o 2 km dalla linea costiera), valutando anche la composizione geologica del terreno e la portata accertata della vena d’acqua sotterranea. Inoltre vanno vietate e sanzionate irrigazioni di coltivazioni agricole durante le ore più calde della giornata”.