Cinema

Da oggi a lunedì al NuovoFilmStudio di Savona: Una vita (Une vie)

Da oggi a lunedì al NuovoFilmStudio di Savona: Una vita (Une vie)

Savona. “Una vita (Une vie)” di Stéphane Brizé, con Judith Chemla, Jean-Pierre Darroussin, Yolande Moreau – Francia/Belgio 2016, 119′ – Premio Fipresci come miglior film alla Mostra del Cinema di Venezia 2016.
In lingua originale con sottotitoli in italiano.

ven 9 giugno (18.00 – 21.15)
sab 10 giugno (17.30 – 20.15 – 22.30)
dom 11 giugno (15.30 – 17.45 – 20.15 – 22.30)
lun 12 giugno (15.30 – 20.30)

Normandia, 1819. Jeanne è una giovane donna che sboccia alla vita. Figlia dei baroni Le Perthuis des Vauds, si innamora e sposa Julien de Lamare, un nobile locale decaduto che si rivela presto ben presto avido, egoista e crudele. Mentre Julien vive come il più infedele dei mariti, Jeanne affida ogni suo sentimento al figlio Paul…

A prima vista, non potrebbero sembrare più lontani due film come “La legge del mercato” e “Una vita”: nel primo il regista Stéphane Brizé si calava nel presente, nella durissima realtà del mercato del lavoro; nel secondo porta sullo schermo il primo romanzo di Guy de Maupassant. Ma, a dispetto della distanza fra la letteratura realista francese del diciannovesimo secolo e il dibattito sulle condizioni lavorative contemporanee, in “Una vita” è comunque riconoscibile l’impronta ben precisa del regista e sceneggiatore di Rennes. Brizé propone una rilettura dell’opera di Maupassant, che prende le distanze dal mélo, ricollegandosi a una riflessione più ampia sul rapporto fra individuo e società e sulla natura difficilmente controllabile delle sorti umane, in balia di inesorabili rovesciamenti di fortuna. Rispetto al corposo romanzo, Brizé non solo restringe l’arco della narrazione a un periodo più contenuto, ma soprattutto “asciuga” quanto più possibile la materia di partenza, declinandola all’interno di un film in cui il principale veicolo del racconto sono le immagini. La modalità d’espressione privilegiata per le emozioni dei personaggi risiede nei primi piani dei protagonisti e nel contrasto ricorrente fra gli interni oscuri e quegli esterni che si aprono al sole come alla pioggia, all’irruenza del vento e alla meraviglia dell’oceano. L’altro grande elemento di fascino della pellicola va individuato in una drammaturgia che non si lascia imbrigliare dalle convenzioni della “letteratura filmata”. Non è casuale, in tale prospettiva, che nel film il dramma si consumi puntualmente fuori scena: a Brizé non interessano gli eventi in sé quanto il loro impatto sull’esistenza della protagonista. E così tutti i principali accadimenti sono relegati oltre la cornice dello schermo. “Una vita”, fedele a Maupassant, alla sua visione della condizione della donna nella Francia dell’Ottocento e dei condizionamenti della posizione sociale e del denaro sui rapporti umani, restituisce sullo schermo un’eroina incapace di adeguarsi ai compromessi dei tempi, che trova la sua grandezza nel piccolo gesto quotidiano, ma soprattutto il piacere di un cinema che vuole comunicare grazie al suo stile di messa in scena e non per proclami o facili sotterfugi.

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