Alassio. Le chiamavano “Costina”, “Costata” e “Fiorentina”. Ma non si trattava di carne, bensì di droga: ad ogni tipo di carne, infatti, corrispondeva una grammatura specifica di sostanza stupefacente. Ecco lo stratagemma con cui E.D., albanese di 28 anni residente ad Alassio, e M.M.D.N.V., laiguegliese di 25 anni, entrambi incensurati, riuscivano a discutere di merce, dosi e clienti.
I due, infatti, coprivano la redditizia attività di grossisti dello spaccio (con un giro d’affari di 50.000 euro a settimana) con un lavoro lecito, quello di commessi al banco macelleria di un supermercato di Laigueglia. Da qui la scelta di chiamare le dosi di droga con nomi tipici di tipi di carne: un collegamento che ha anche dato il nome all’operazione Tender Meat (in inglese “carne tenera”) al termine della quale i carabinieri del Nucleo Operativo di Albenga hanno tratto in arresto i due commessi.
Ai due commessi i militari sono risaliti grazie ad un’altra attività, conclusa pochi giorni fa: nel corso delle indagini è emerso che dietro l’onesta facciata del lavoro in macelleria i due svolgevano il ruolo di fornitori di diversi pusher della zona. La coppia distribuiva marijuana e principalmente cocaina ai dettaglianti di Andora, Alassio, Loano, Finale Ligure e dell’imperiese.
Ricostruendo la rete degli spacciatori al dettaglio i carabinieri sono risaliti ai fornitori ed al “covo” in cui i due stoccavano la droga, che arrivava dalla Lombardia: lo stupefacente era custodito in un garage sotterraneo in uso alla ragazza. All’interno i militari hanno sequestrato oltre 4 etti di sostanze, 350 grammi di cocaina purissima e 75 di marijuana, oltre al materiale per il confezionamento delle dosi. A casa del 28enne, invece, sono stati trovati circa 10 mila euro in contanti nascosti dentro uno sgabuzzino.

I due, secondo i carabinieri, lavoravano in coppia senza una figura predominante: avevano ruoli e mansioni differenti e si spartivano gli ingenti guadagni (stando a quanto ricostruito anche 800 euro al giorno a testa). Lo stupefacente veniva diviso in tre taglie differenti, che per precauzione venivano sempre menzionate in codice: approfittando della propria professione i due parlavano di “Costina” (5 grammi), “Costata” (10 grammi) e “Fiorentina” (20 grammi). Il termine “fattura”, invece, indicava il saldo del debito da parte del cliente.
Lo stupefacente veniva distribuito attraverso una Bmw 530 intestata all’uomo, che è stata a sua volta sequestrata. I carabinieri hanno monitorato in totale circa 400 cessioni nel periodo tra fine marzo e venerdì 12 maggio, quando i due sono stati arrestati in flagranza di reato. Questa mattina sono state notificate ad entrambi le ordinanze di custodia cautelare in carcere: lei si trova ora nel carcere di Genova Pontedecimo, lui in quello di Imperia.