
GSL. “La mia impressione è che quella di ieri sia stata una ‘botta’ grossa all’intero processo” esordisce Burlando che ci tiene a ricordare come, per questa vicenda, la polizia giudiziaria avesse chiesto “l’arresto mio e di Montaldo”.
“La notizia di questa richiesta era anche venuta fuori, ma il pm non aveva ritenuto di chiedere il provvedimento cautelare. Il magistrato però ha indagato a lungo sul taroccamento della gara che inizialmente attribuisce anche a noi e sull’abuso d’ufficio. Alla fine non siamo stati chiamati in giudizio per la turbativa d’asta, che è l’accusa più grave, ma per l’abuso”.
“Il giudice ha ritenuto che non fosse necessario andare a processo perché bastano le carte e l’udienza di oggi per decidere il non luogo a procedere nei confronti di Burlando e Montaldo. E’ bastato un giorno per capire che non c’entravamo nulla. Il pm ha indagato per anni e poi, sulla base delle carte depositate dagli inquirenti e delle nostre deposizioni, è bastato un giorno dalle 9 alle 17 per capire che non serviva nemmeno che andassimo a giudizio” osserva Burlando che non nasconde la sua perplessità anche perché, secondo lui, il quadro era chiaro fin dall’inizio.
“Non c’è un solo momento in cui io parli con qualcuno della gara e gli avvocati hanno fatto notare che per contestare l’abuso d’ufficio ci vuole un dolo specifico: ci vuole qualcosa che dimostri che l’obiettivo non fosse il bene pubblico, ma favorire un imprenditore. I magistratati dicono che io l’ho fatto per favorire Albani, ma allora ci doveva essere un qualche rapporto con lui, ma non c’era”.
“Non ho mai incontrato Albani per quella vicenda. Non lo conoscevo: non si può dire di conoscere una persona se ad un convegno oppure ad un’inaugurazione ci siamo tutti e due. E io non avevo nemmeno il suo numero sulla mia rubrica. Ma la prova che noi due non ci conoscessimo, probabilmente senza rendersene conto, la fornisce proprio la polizia giudiziaria che in un documento sottolinea che Albani, per richiedere un incontro con me, aveva chiesto ad una terza persona di organizzarlo. E’ la prova che non avevamo nessun rapporto diretto. Se avessi avuto un rapporto particolare con lui e avessi voluto fargli vincere il bando, voleva dire che ci conoscevamo, no? Se invece lui per fissare un appuntamento con me ha bisogno di chiedere ad una terza persona allora vuol dire che con me non ha rapporto. Io avrei dovuto fare una turbativa d’asta per favorire un imprenditore che nemmeno conosco?” prosegue l’ex presidente della Regione.
“Nessuno ha detto che doveva vincere Albani. Il pm mi ha chiesto come fosse possibile che dopo sei mesi quello fosse diventato centro di eccellenza. Premesso che non sono io, ma l’Ars che ha riconosciuto che avesse i requisiti per farlo, non è colpa nostra se in quel periodo il reparto avesse fatto ‘mille’. Se su così tanti casi nessuno aveva segnalato un problema e l’agenzia regionale dà un parere favorevole a farlo diventare centro di eccellenza, io cosa dovrei dire? Dovrei bloccare il progetto?” si chiede Burlando.
“Essendo diventato centro di eccellenza, loro potevano ricevere gente anche da altre parti della Liguria e il pm contesta che quel passaggio sia stato fatto senza gara. C’erano sette pareri che dicevano che non solo era legittimo farlo, ma anche doveroso in nome della libertà di cura. Noi non abbiamo mai detto che quel polo lì dovesse andare a Gsl, ma solo che poteva diventare centro di eccellenza. La Regione aveva un vantaggio economico: porto posti di lavoro, pil ed economia, ho sette pareri giuridici, e non avrei dovuto approvare la delibera di estensione dell’attività? Il pm ha insistito che ampliare l’attività senza gara fosse scorretto..I lombardi e i piemontesi che si prendevano i pazienti liguri portati dai professori avevano fatto una gara? Non mi risulta, almeno Gsl una gara l’aveva fatta”.
A proposito della delibera con cui è arrivato il via libera per trasformare il reparto di Gsl in un centro di eccellenza, e quindi poter estendere il servizio a tutta la Liguria e anche fuori dal territorio regionale, l’ex presidente della Regione ribadisce: “Si è basata su sette pareri favorevoli che dicevano fosse legittima e conveniente, ma chi ha firmato quelle delibere non è mai stato indagato per abuso d’ufficio. E’ una cosa pazzesca”. Sulla turbativa d’asta neanche la Procura ha coltivato l’ipotesi di reato e non ha chiesto il rinvio a giudizio riconoscendo una cosa del resto facile da capire: non mi ero mai occupato di quel bando lì, non lo conoscevo e non avevo mai chiesto informazioni a nessuno. Quindi come potevo aver turbato l’asta?”.
Ora si dovrà dire se qualcuno ha taroccato questo bando o no ed è chiaro che noi non siamo stati. Noi non abbiamo mai detto a nessuno che doveva vincere Albani, che io nemmeno conoscevo all’epoca dei fatti. La seconda questione invece è capire se una volta che questi qui hanno sperimentato il servizio e lo hanno esteso a tutta la regione fosse lecito o meno” conclude Burlando a proposito di Gsl.