Savona. Il poliziotto Roberto Tesio, il marocchino Aadel Salah e il cittadino albanese Antonjel Dibra. Proseguono al sesto piano di palazzo di giustizia le audizioni da parte del pm Chiara Venturi delle persone finite nei guai nell’ambito dell’inchiesta della squadra mobile di Savona sul presunto sistema di “favori” in cambio di vantaggi economici.
Ieri davanti al sostituto procuratore si erano presentati il viceprefetto Andrea Santonastaso, che è finito ai domiciliari per corruzione e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina (a breve i suoi legali dovrebbero chiedere un’attenuazione della misura), e Carlo Della Vecchia, l’altro dirigente della prefettura finito nei guai nella maxi inchiesta sul presunto giro di “ricompense” che i due avrebbero ricevuto in cambio appunto di “favori”.
Oggi invece è toccato ad Antonjel Dibra (avvocato Stefano Rizzo), finito agli arresti domiciliari con l’accusa di corruzione finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, che ha fornito la sua versione dei fatti al pm. Dopo di lui sono stati sentiti Aadel Salah, in carcere con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, che, di fatto, avrebbe ammesso tutti gli addebiti che gli sono contestati.
Infine, nel pomeriggio, è arrivato a palazzo di giustizia Roberto Tesio che deve rispondere di cinque episodi di violazione del segreto d’ufficio, tredici di corruzione, due di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, uno di favoreggiamento della prostituzione e poi l’accusa di truffa ai danni dello Stato per una decina di occasioni in cui, in orario d’ufficio, sarebbe stato invece impegnato nei suoi “maneggi”. Il poliziotto avrebbe confermato al pm il contenuto della memoria difensiva depositata dal suo legale, l’avvocato Aldo Mirate.
Gli interrogatori continueranno per tutta la prossima settimana quando il pm Venturi interrogherà parte delle diciannove persone indagate a piede libero come “corruttori” perché avrebbero beneficiato dei favori concessi dai pubblici ufficiali in cambio di “regali”. Tra di loro ci sono sia stranieri che commercianti e liberi professionisti.
Le indagini avrebbero rivelato che i favori riguardavano pratiche di ogni genere: dalle quelle relative alle patenti e ai passaporti, al rilascio del porto d’armi, ma anche la riduzione dei giorni di sospensione delle patenti o l’aggiunta di nomi sui certificati.
In cambio del buon esito delle diverse pratiche i pubblici ufficiali avrebbero ottenuto “regali” e vantaggi economici. In particolare avrebbero “approfittato” della professione del beneficiario del favore per avere in cambio, per esempio, vestiti, schede telefoniche, cene, assunzioni di persone amiche.
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