Proposte alternative

Stop alla caccia al capriolo, Enpa: “Trovare metodi ecologici per contenere le specie in esubero”

Gli animalisti sono convinti che la caccia di selezione non sia efficace: "Distruggendo l'organizzazione sociale dei branchi, moltiplica il numero delle gravidanze e delle nascite"

capriolo

Savona. “In provincia di Savona termina domani la caccia impropriamente definita ‘di selezione’ a femmine e cuccioli di capriolo e maschi e femmine di daino. Per la Protezione Animali e tutti gli animalisti si tratta in realtà di una fredda attività di morte rispettivamente in 14 e 3 grosse aree della provincia di Savona, iniziata a gennaio (per i maschi di daino già a novembre), che riprenderà per un mese a giugno/luglio ed un mese e mezzo ad agosto/settembre per i maschi di capriolo e dal 1° novembre per i maschi di daino”. Così l’Enpa savonese commenta lo stop alla caccia e chiede di avviare studi su metodi alternativi ed incruenti per affrontare e risolvere il problema dell’esubero di alcune specie.

“Un calendario di caccia che non tiene in alcun conto il disturbo che gli spari arrecano agli altri animali selvatici durante la delicatissima stagione degli amori, della cova e della crescita dei piccoli. La dimostrazione, se ve ne fosse ancora bisogno, che l’ente pubblico (la Regione) non gestisce la fauna selvatica in nome e a favore dell’intera collettività come prescrive la legge ma nell’esclusivo interesse dei cacciatori, con uno schieramento trasversale che vede uniti i partiti di governo e quasi tutti quelli dell’opposizione” aggiungono gli animalisti.

“Una corretta gestione della fauna selvatica dovrebbe infatti finanziare la ricerca scientifica tesa al’individuazione di modalità ecologiche ed efficaci nel contenimento delle specie in presunto esubero, come cinghiali e caprioli, invece di assegnare tale compito ai fucili dei cacciatori, malgrado sia evidente la loro totale inefficacia. L’attività dei ‘selecontrollori’ per daini e caprioli e dei cacciatori ‘semplici’ per i cinghiali non porterà in alcun modo a ridurre sia i danni arrecati alle coltivazioni che il numero degli animali. Da anni l’Enpa savonese chiede inascoltata alla pubblica amministrazione di avviare studi su metodi alternativi ed incruenti per affrontare e risolvere il problema” proseguono dalla Protezione Animali.

“Ed è quindi snobbato il serio studio di scienziati europei sugli ungulati che dimostra che la caccia, distruggendo l’organizzazione sociale dei branchi, moltiplica il numero delle gravidanze e quindi delle nascite, con il risultato che nei territori aperti alla caccia cinghiali, caprioli e daini sono percentualmente superiori rispetto alle zone vietate, con buona pace dei contadini, inspiegabilmente alleati dei cacciatori” concludono dall’Enpa.