Albenga. Conoscere finalmente la data esatta di riapertura del reparto di Ortopedia nell’ospedale di Albenga. Questa la richiesta che gli ex lavoratori Gsl e i sindacati, durante un faccia a faccia questa mattina in Comune con il sindaco Giorgio Cangiano, hanno chiesto di inoltrare alla Regione Liguria.
L’incontro tra Cangiano, organizzazioni sindacali di categoria e una rappresentanza dei lavoratori ha fatto emergere, ancora una volta, la preoccupazione di questi ultimi per una situazione di incertezza che va avanti da troppo tempo. “L’ultimo incontro è di ottobre, sono passati mesi – spiegano – qua il problema non è soltanto tecnico come affermato dall’assessore regionale Sonia Viale, ma anche politico”. A rimetterci più di tutti, naturalmente, coloro che ormai dalla scorsa estate aspettano un posto di lavoro sempre vicino a parole ma sempre sfuggente nei fatti: molti di loro, hanno spiegato, stanno rifiutando altre proposte perchè vogliono tornare a lavorare in Ortopedia, ma ora hanno bisogno di certezze.
“Noi siamo stufi, stufi, stufi – ha tuonato Marco Siri, uno degli ex dipendenti GSL – e mi sto contenendo nei termini. Non è possibile questa totale mancanza di chiarezza da parte dei vertici regionali. Questa tortura che stiamo subendo è iniziata il 27 novembre 2015 e non si è ancora conclusa né sappiamo quando si concluderà. Lo trovo inaccettabile”. “L’amministrazione regionale si è dimostrata assolutamente incapace di gestire questa situazione – accusa un sindacalista – sia all’inizio che nella prosecuzione. Non ha assolutamente tenuto conto del disagio che creava ai lavoratori e all’utenza, prendendo in giro le organizzazioni sindacali quando hanno posto questi problemi”.
Senza contare che la situazione di stand-by dell’ortopedia privata ingauna continua a rappresentare una spada di Damocle anche per l’indotto sanitario albenganese, pensiamo in particolare alle difficoltà della clinica San Michele ed ai conseguenti rischi per i suoi dipendenti.
Il sindaco Cangiano si è schierato con lavoratore: “Comprendo le ragioni dei sindacati e dei lavoratori, la Regione al momento della chiusura si era fatta garante di un impegno invece ormai da mesi viviamo all’insegna dell’incertezza. Per questo, come richiesto dai lavoratori, mi farò portavoce di una richiesta urgente di incontro in Regione per capire la situazione e, soprattutto stabilire una data esatta di riapertura”.
E a meno di segnali chiari entro pochi giorni, il clima di incertezza è destinato ad aumentare ancora. Il 22 marzo, infatti, saranno trascorsi 6 mesi dalla data di presentazione dell’offerta del Policlinico di Monza, vincitore della gara: il bando richiedeva che le offerte avessero appunto una durata di 6 mesi, per cui almeno a livello teorico tra 21 giorni il Policlinico potrebbe “sfilarsi” da ogni obbligo, qualora la dirigenza decidesse per qualche ragione di non essere più interessata alla gestione del reparto (ad esempio per mutate condizioni economiche, o per difficoltà nel reperire il personale). E lo stesso giorno scadrà la validità dell’offerta di COL, azienda seconda classificata: anche lei potrebbe “tirarsi indietro” senza nemmeno perdere la fidejussione.
Insomma, se lungaggini dovessero continuare ancora per tre settimane il rischio, per ora remoto ma certamente esistente, è quello che alla fine la Regione si ritrovi “con il cerino in mano” e senza più un interlocutore. Non resta che attendere e vedere se la pratica si sbloccherà proprio al fotofinish. Magari già questa settimana.