Savona. E’ durato pochi minuti l’interrogatorio di garanzia di Carlo Della Vecchia, il funzionario della Prefettura finito agli arresti domiciliari una settimana fa nell’ambito dell’indagine della polizia di Savona sul sistema di “favori” in cambio di vantaggi economici.
Della Vecchia, che deve rispondere di peculato e di sei episodi di corruzione, ha infatti deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere davanti al giudice Fiorenza Giorgi, riservandosi di chiedere poi un confronto con il pubblico ministero Chiara Venturi.
Gli interrogatori di garanzia proseguiranno domani quando in tribunale sarà sentito l’ultimo degli arrestati, il viceprefetto Andrea Santonastaso, oggi sospeso dalla carica di commissario prefettizio di Borghetto Santo Spirito, che è accusato di un episodio di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina (perché avrebbe dato precisi consigli ed indicazioni ad un cittadino straniero che doveva essere espulso su come sottrarsi ai controlli di polizia e continuare a lavorare in nero) e di sei episodi di corruzione.
Secondo la tesi degli inquirenti, i pubblici ufficiali abusavano infatti delle loro funzioni per per ottenere vantaggi economici in cambio di alcuni “favori”. Oltre ai funzionari della Prefettura sono finiti in carcere anche il poliziotto Roberto Tesio, un marocchino, Aadel Salah, e agli arresti domiciliari un cittadino albanese, Antonjel Dibra, e un’italiana, Graziella Di Salvo.
Sono diciannove invece le persone indagate a piede libero come “corruttori” perché avrebbero beneficiato dei favori concessi dai pubblici ufficiali in cambio di “regali”. Tra di loro ci sarebbero sia stranieri che commercianti e liberi professionisti.
Secondo la tesi del pm Chiara Venturi (che ha coordinato l’inchiesta), gli indagati avrebbero fatto in modo che i cittadini stranieri che avevano bisogno di essere regolarizzati riuscissero ad ottenere permessi di soggiorno attraverso matrimoni combinati (due i casi documentati) oppure tramite falsi contratti lavoro. Tutto questo dietro il pagamento, da parte degli stranieri, di una somma di denaro.
Le indagini avrebbero rivelato che i favori riguardavano pratiche di ogni genere: dalle quelle relative alle patenti e ai passaporti, al rilascio del porto d’armi, ma anche la riduzione dei giorni di sospensione delle patenti o l’aggiunta di nomi sui certificati.
In cambio del buon esito delle diverse pratiche i pubblici ufficiali avrebbero ottenuto “regali” e vantaggi economici. In particolare avrebbero “approfittato” della professione del beneficiario del favore per avere in cambio, per esempio, vestiti, schede telefoniche, cene, assunzioni di persone amiche.
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