Attenzione

Giustenice, Ivano Rozzi lancia l’allarme: “Le reti di nylon in agricoltura sono un pericolo gli animali”

L'ex sindaco chiede l'intervento di Regione, Provincia, Comune e Unione dei Comuni della Valmaremola

Animali Intrappolati Reti Nylon

Giustenice. Rivedere l’utilizzo delle reti di nylon e di fibra in agricoltura in quanto costituiscono un grave pericolo per gli animali. E’ questo, in estrema sintesi, l’oggetto della proposta inviata dal capogruppo della lista civica “Per Giustenice” Ivano Rozzi al presidente della Regione Giovanni Toti, all’assessore regionale ad agricoltura, caccia e pesca Stefano Mai, alla Provincia di Savona, al Comune di Giustenice, all’Unione dei Comuni della Valmaremola.

“E’ palese lo sforzo che tutte le categorie che appartengono al mondo agricolo pongono in essere per il recupero e il mantenimento di vaste aree terrazzate e non coltivate ad oliveto – ricorda l’ex primo cittadino di Giustenice – Ancor più quando queste sono ‘storicamente’ posizionate nelle aree più disagiate di un territorio orograficamente difficile e per certi versi ostile, ricavate tra incolti e boschi, molte volte raggiungibili solo a piedi. Oggi queste zone di produzione sembrano ritornare nuovamente ai tempi di quando le colture erano affini alla vita e al reddito di chi, con fatica e sacrificio, lavorava nei campi, quindi pulite e oggetto di potatura, trattamenti e raccolta”.

“In questo naturale ciclo, le reti in nylon o in fibra sono quanto di più utile e funzionale alla raccolta: poter stendere migliaia di metri quadrati di reti sotto le piante a partire dal mese di ottobre e sino alla fine di gennaio impedisce che il frutto maturo cada in terra alterandosi velocemente e facilitando invece la raccolta”.

Ma c’è un aspetto negativo: “Questo sistema, rivelatosi un mezzo utile a consentire una raccolta altrimenti svantaggiosa e lunga, viene troppe volte effettuato tralasciando le minime accortezze e tutele ai fini dell’ambiente e della fauna, con la conseguenza che durante l’anno alcune migliaia di ungulati poligastrici (caprioli, daini e cinghiali) e anche rapaci e fagiani, pernici, uccelli migratori rimangono vittime degli afferri costituiti dalla presenza di queste reti che, in alcuni luoghi, sono posizionate per centinaia di metri senza soluzione di continuità. L’animale che ha la sventura di entrare sotto il telo non trova più modo di uscirne e spesso intrappolato. Dove queste ostruiscono e precludono le tradizionali vie di transito degli ungulati e che per questi dotati di palco costituiscono rischio e quasi certo pericolo di vita. Inutile qui richiamare le sofferenze a cui sono posti gli ‘improvvidi’ animali che senza volere cadono in queste trappole mortali, con tutte le conseguenze che si succedono anche ai fini igienico-sanitari, con la sempre possibile trasmissione di malattie, epidemie e batteri anche ad animali selvatici e domestici, sia per contatto che per ruscellamento dell’acqua piovana in scoli e pozze”.

Secondo Roxxi, è necessario che gli Enti, “ciascuno per le proprie competenze, si attivino con urgenza per emettere appositi provvedimenti riguardanti l’utilizzo e le tempististiche di questi strumenti al fine di evitare una ormai costante sequela di decessi che, anche se ‘involontarie’ permangono crudeli e inutili in quanto, il ritrovamento dei capi deceduti , avviene solitamente giorni dopo causa la marcescenza e il ritrovamento di pezzi di carcasse tralasciate da volpi e nocivi vari”.

Il capogruppo di minoranza, quindi, invita i destinatari della lettera “a prendere atto di questo continuo flagello, purtroppo in aumento” e chiede loro “di porre in essere opportuni provvedimenti regolatori e sanzionatori sull’uso delle reti da raccolta che: non devono essere lasciate montate (stese) oltre il naturale periodo e prevedere opportuni corridoi di transito e fuga; devono essere rimosse dai coltivi a fine utilizzo e non lasciate (anche se raccolte) nei terreni , ancor meno appese e/o posizionate a piante o muri; dove i proprietari dei fondi sono corresponsabili in solido con i loro conduttori per l’abbandono di tali attrezzi; che ogni abbandono, smaltimento o discarica degli attrezzi non più in uso, nel terreno, anche mediante sepellimento venga perseguito penalmente”.