Savona. Sono ripresi questa mattina a palazzo di giustizia gli interrogatori relativi all’indagine della polizia di Savona sul sistema di “favori” in cambio di vantaggi economici. Davanti al giudice si è presentato l’albanese Antonjel Dibra, finito agli arresti domiciliari con l’accusa di corruzione finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, che ha preferito fare scena muta.
“Il mio assistito in questa fase ha preferito avvalersi della facoltà di non rispondere, anche perché non c’è stato ancora il tempo per guardare le carte con attenzione. Valuteremo comunque di chiedere un interrogatorio nelle prossime settimane con il pubblico ministero” il commento dell’avvocato Stefano Rizzo al termine dell’interrogatorio di garanzia.
Secondo la tesi della Procura, Dibra era in contatto con il poliziotto Roberto Tesio al quale si sarebbe rivolto per chiedere aiuto in relazione a due pratiche per il rilascio di permessi di soggiorno, una delle quali riguardante la sorella e il cognato. Il “pagamento” per l’interessamento di Tesio sarebbe avvenuto attraverso cassette di frutta e verdura che l’albanese, proprietario di un negozio, donava all’amico ispettore.
Una ricostruzione che la difesa contesterebbe sostenendo che Dibra si sia limitato a chiedere più che altro “consigli” su come procedere con le pratiche e nulla più. All’albanese viene anche contestato un episodio di falso perché, dopo aver commesso una violazione stradale, proprio su consiglio di Tesio secondo quanto accertato dagli inquirenti, aveva scritto nella dichiarazione per la decurtazione dei punti che guidava la sorella e non lui. Nel dettaglio sarebbe stato proprio il poliziotto a suggerire la maniera per eludere la sanzione: “Tua sorella ha una patente albanese, scrivi che guidava lei così non le levano i punti” sarebbe stato il senso della “dritta”.
Gli interrogatori di garanzia proseguiranno poi la prossima settimana quando saranno sentiti gli altri destinatari della misura cautelare: Andrea Santonastaso, Carlo Della Vecchia, i due funzionari della Prefettura, e Graziella Di Salvo, la donna accusata di favoreggiamento della prostituzione insieme a Tesio.
Secondo la tesi degli inquirenti, i pubblici ufficiali abusavano delle loro funzioni per per ottenere vantaggi economici in cambio di alcuni “favori”. Il viceprefetto Andrea Santonastaso, oggi sospeso dalla carica di commissario prefettizio di Borghetto Santo Spirito, è accusato di un episodio di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina (perché avrebbe dato precisi consigli ed indicazioni ad un cittadino straniero che doveva essere espulso su come sottrarsi ai controlli di polizia e continuare a lavorare in nero) e di sei episodi di corruzione.
Per quanto riguarda Della Vecchia sono sei gli episodi di corruzione contestati (in un caso avrebbe beneficiato di un piccolo intervento chirurgico in cambio di un favore) e uno di peculato, in relazione ad un pc che avrebbe portato a casa. Secondo quanto trapelato sembra però che il computer in questione fosse un cosiddetto bene “fuori uso” che aveva portato via dall’ufficio per consegnarlo ad una scuola che ne aveva fatto richiesta.
Sono diciannove invece le persone indagate a piede libero come “corruttori” perché avrebbero beneficiato dei favori concessi dai pubblici ufficiali in cambio di “regali”. Tra di loro ci sarebbero sia stranieri che commercianti e liberi professionisti.
Secondo la tesi del pm Chiara Venturi (che ha coordinato l’inchiesta), gli indagati avrebbero fatto in modo che i cittadini stranieri che avevano bisogno di essere regolarizzati riuscissero ad ottenere permessi di soggiorno attraverso matrimoni combinati (due i casi documentati) oppure tramite falsi contratti lavoro. Tutto questo dietro il pagamento, da parte degli stranieri, di una somma di denaro.
Le indagini avrebbero rivelato che i favori riguardavano pratiche di ogni genere: dalle quelle relative alle patenti e ai passaporti, al rilascio del porto d’armi, ma anche la riduzione dei giorni di sospensione delle patenti o l’aggiunta di nomi sui certificati.
In cambio del buon esito delle diverse pratiche i pubblici ufficiali avrebbero ottenuto “regali” e vantaggi economici. In particolare avrebbero “approfittato” della professione del beneficiario del favore per avere in cambio, per esempio, vestiti, schede telefoniche, cene, assunzioni di persone amiche.
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