
Analizzando nel dettaglio le nuove tariffe emerge subito che in realtà l’aumento si aggira intorno al 20% per la maggior parte delle famiglie con un ISEE inferiore a 30.000 euro.
Ci sono delle eccezioni in positivo ed in negativo, dovute a due fattori: la revisione di alcune fasce ISEE e l’eliminazione della distinzione tra i due orari del post-nido (prima divisi tra uscita alle 16.55 e alle 17.55 e ora accorpati nella generica dicitura “orario lungo”). Due elementi che, sommati, possono portare a casi “fortunati” ma anche ad aumenti decisamente sostanziosi.
LE “FASCE DEBOLI”. Per chi ha un ISEE sotto i 7.500 euro l’aumento è quasi sempre del 20%: da 70 ad 84 euro per l’orario ridotto, da 93 a 112 per quello normale, da 109 a 121 per chi oggi esce alle 16.55. Gli unici “fortunati” sono quelli che escono alle 17.55: in questo caso la tariffa attuale è di 109 euro e quindi l’incremento è solo dell’11%. Per loro il vero “aumento” rischia di essere il buono pasto, non più gratuito ma fissato invece dalle nuove tariffe a 2 euro al giorno.
Risultati analoghi per le due fasce ISEE successive, quindi fino a 15.000 euro: 20% di aumento per tutti tranne che per chi esce alle 17.55 (con il nuovo “orario lungo” pagherà solo l’11,5% circa in più).

GIOIE E DOLORI. Le prime differenze importanti iniziano oltre i 15.000 euro di ISEE. Oggi esistono due fasce (15-18 e 18-20000) che verranno accorpate in una unica, a tutto svantaggio di chi prima apparteneva alla più bassa: per loro l’aumento oscilla tra il 27,5 ed il 28% (con la solita eccezione di chi esce alle 17.55, +18,3%). La fascia 18-20000 euro invece può respirare, per loro l’aumento è tra il 13,3 ed il 13,5%. Con una clamorosa eccezione, quella a cui accennavamo ad inizio articolo: chi fruirà dell’orario lungo e già oggi esce alle 17.55, pagherà soltanto il 5,2% in più.
ANCHE I RICCHI PIANGONO. La “stangata” più clamorosa, però, arriva analizzando le ultime fasce.
Oggi ne esiste una unica, sopra i 20.000 euro, che verrà divisa in 3 (da 20 a 30, da 30 a 40 e over 40.000). Va da sé che, se per la prima delle tre l’aumento è tutto sommato contenuto (il “solito” 20%, 11,3% per l’orario più lungo), la situazione diventa critica per quella intermedia (+44%) soprattutto per l’ultima. Qui infatti l’aumento è davvero da capogiro e sfiora il 73%: chi fruirà dell’orario breve pagherà infatti 170 euro al mese in più, per l’orario normale l’aumento sarà di 225 euro mensili e per l’orario lungo fino alle 16.55 di 245 euro.
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