Imbroglio

Percepivano la pensione sociale pur vivendo nel loro paese di origine, denunciati 4 stranieri

Dopo aver avuto accesso al beneficio previdenziale si erano trasferiti

guardia di finanza

Provincia. Percepivano regolarmente gli assegni sociali, o come la chiamano in molti “la minima”. Ma non vivevano più in Italia da anni: chi si era trasferito in Cina, chi era tornato in Egitto. Qualcuno con quei soldi viveva in modo agiato nel suo paese di origine, mentre in un caso a usufruire di quei soldi era in realtà il figlio, residente in Italia, che li usava per portare avanti il proprio ristorante.

Sono 4 in totale le persone, tutte straniere, denunciate all’autorità giudiziaria dalla Guardia di Finanza per reati di “indebita percezione di erogazioni dello Stato” (art. 316 ter c.p.) e di c.d. “autoriciclaggio” (art. 648 ter commi 1 e 2). Le denunce son arrivate al termine di un servizio di polizia giudiziaria e di polizia economico-finanziaria svolto dalla Guardia di Finanza di Savona nell’ambito dei sempre più frequenti controlli nel settore della spesa pubblica.

In materia di percezione di assegni sociali erogati dall’INPS, la normativa (Legge n. 335/95 art. 3) prevede la possibilità di beneficiare di tale forma contributiva per tutti i cittadini italiani e/o stranieri che, superati i 65 anni di età, non dispongano di alcun reddito (o comunque se questo è al di sotto delle soglie minime previste) e che risiedano in Italia – in via continuativa – per almeno 10 anni. Le Fiamme Gialle hanno invece scoperto alcuni casi di “furbetti” che – per diversi anni – hanno illecitamente percepito oltre 50 mila euro erogati dall’INPS, pur non avendone alcun titolo.

Tra i vari casi scoperti è quello di un ristoratore alassino, di nazionalità cinese, che disponeva liberamente delle somme accreditate sul conto corrente dell’anziana mamma che, pur usufruendo del sistema previdenziale italiano, viveva in Cina da anni. I finanzieri hanno svolto accurate indagini, per alcuni mesi, utilizzando metodi investigativi “classici”: appostamenti e pedinamenti per verificare l’eventuale presenza della donna sul territorio nazionale, oltre a controlli anagrafici e riscontri documentali; accertamenti presso le ASL, ospedali e medici di base. Gli accertamenti sui conti correnti bancari hanno poi inchiodato madre e del figlio: circa 30 mila euro versati dall’Ente pubblico, su un conto corrente cointestato, parte dei quali utilizzati per spese personali del figlio oltre che per sostenere l’attività del ristorante.

Altro caso contestato attiene ad una cittadina egiziana che, dopo essere riuscita ad accedere allo beneficio previdenziale, si è trasferita nel Paese di origine. Gli accertamenti delle Fiamme Gialle hanno portato alla scoperta di circa 20 mila euro complessivi, versati mensilmente dall’INPS su un conto corrente acceso presso una banca di Alassio, in parte automaticamente “girati” su un conto corrente egiziano ed il resto prelevati con il bancomat italiano dalla donna che, in Egitto – a quanto pare – con quelle somme godeva di un “agiato” tenore di vita.

L’elargizione dei benefici da parte dell’INPS è stata immediatamente bloccata ed è al vaglio degli inquirenti il recupero delle somme illecitamente percepite e l’eventuale sequestro di denaro e beni nella disponibilità degli indagati.