L'addio a "le coq"

Loano, folla commossa per l’ultimo saluto a Francesco Gallo. Il vice-parroco: “Non posso fare la cerimonia in dialetto, spero non ti arrabbierai…” fotogallery

"Aiutava gli ammalati per vocazione: in lui c'era anche la bellezza per la musica e l'amore per il dialetto"

Loano Folla commossa questa mattina per l’ultimo saluto a Francesco Gallo, memoria storica della città loanese. Oltre 200 persone hanno preso parte alla cerimonia funebre che si è svolta nella chiesa di San Giovanni Battista. Loanese “purosangue”, Francesco Gallo (soprannominato “Le Coq” in virtù del suo cognome) era un profondo conoscitore della storia e delle tradizioni della città, che cercava di trasmettere ai più giovani e ai “non loanesi” anche attraverso i social-network, sui quali usava scrivere in dialetto ligure.

L’ingresso del feretro è stato accompagnato dalla banda musicale di Santa Maria Immacolata, una delle creazioni di Francesco Gallo che era stato membro attivo per decenni. La bara è stata ricoperta dal tricolore, come richiesto dallo stesso Gallo, oltre che dal cappello della storica banda musicale loanese.

Alla cerimonia hanno preso parte i membri della confraternita delle Cappe Turchine, quelli delle Cappe Bianche, i membri della banda, una delegazione della Croce Rossa di Loano, gli alpini e “Amici del Carmo” e l’associazione “Punta e Streppe” di Finale Ligure.

Il vice-parroco don Claudio Chiozzi (che ha officiato la funzione insieme a padre Mariano, parroco della chiesa dei cappuccini, e padre Gianni, ora a Chiavari) ha aperto così l’orazione funebre: “Non posso, carissimo Francesco, fare la predica in dialetto. Spero di non farti mugugnare com’eri solito”.

funerali francesco gallo

“Vedevo su Facebook che Francesco aveva una rubrica sui santi di ogni giorno. Ora l’hanno accolto e in testa ci sono San Giovanni, Santa Cecilia e la Madonna Immacolata. Tre cose mi hanno colpito della vita di Francesco: carità, bellezza, disponibilità. La carità, non tanto di soldi ma soprattutto nel lavoro con gli ammalati. Sì, era infermiere, ma di quelli che lo fanno per vocazione. Nel malato, Francesco vedeva veramente Cristo. Ma questo non è scontato, né una cosa obbligata, anzi. Aveva compreso la parola di Gesù: ‘Quello che avrete fatto al più piccolo l’avrete fatto a me’. La seconda cosa è la bellezza. È la bellezza della musica, di cui Francesco era conquistato ed innamorato. La bellezza anche delle sue foto di Loano, che pubblicava ogni mattina sui social network dando a tutti il buongiorno; la bellezza del dialetto e delle poesie, che lui faceva in modo che tutti capissero fornendo una ‘traduzione a fronte’. La terza cosa è la disponibilità. E qui sta proprio tutto Francesco: dalla banda, alle sagre a cose forse ignote, che sa solo lui, ai tanti incontri per educare i giovani alla musica. La parola disponibilità si può anche tradurre con servizio come un’esigenza del cuore: è da Gesù ha imparato il servizio, tanto che era dai frati sempre e in tanti lo chiamavano ‘fra Gallo”’. 

Nel corso della cerimonia funebre un membro della banda ha dato lettura della “Preghiera dei Musici”. Ma anche gli amici hanno voluto dedicare un pensiero a Gallo: “Sappiamo quanto Francesco fosse legato alle tradizioni liguri e loanesi in particolare. Si rammaricava del fatto che i giovani potessero perdere la conoscenza di questa tradizione e per questo pubblicava su Facebook le sue poesie in dialetto con la traduzione in italiano, affinché tutti potessero capire” ha detto uno degli amici di Francesco dall’altare della parrocchia di San Giovanni. E in onore di “Le Coq” è stata letta una delle sue poesie in dialetto dedicata alla festa della Madonna della Visitazione del 2 luglio, che era la sua festa preferita.

Al termine dei funerali un amico della famiglia ha letto anche una lettera che il figlio di Francesco, Gianni, ha scritto al proprio figlio Federico: “Dopo il rosario, mi hai detto di essere amareggiato per non aver fatto nulla per il nonno. Ma il nonno era molto orgoglioso di te. E oggi tutta la nostra famiglia è orgogliosa di lui per l’enorme affetto che lo circonda in questo momento. Andiamo Le Coq, è ora di andare…”.

All’uscita dalla chiesa il feretro di Francesco Gallo è stato accompagnato da un altro intervento musicale della banda di Santa Maria Immacolata.

Gianni, figlio di Francesco Gallo, ha deciso di donare all’associazione “Amici del Carmo” il bastone utilizzato da suo padre durante le escursioni sul monte che domina Loano.

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