Il bilancio

Nove anni a Savona per il Vescovo Lupi: “Le vicende di pedofilia i momenti peggiori, ma l’ho combattuta”

Il monsignore è certo di aver fatto il massimo: "Si può sempre fare di più e meglio, specie su un tema delicato come questo, ma in coscienza non ho nulla da rimproverarmi"

vescovo vittorio lupi

Savona. Il vescovo Vittorio Lupi ha rilasciato al direttore de “Il Letimbro” Marco Gervino un’intervista a tutto campo pubblicata sul numero di dicembre del mensile.

Un’occasione per tracciare bilancio della sua esperienza a Savona: dalle note positive a quelle negative, dagli inizi fino alla conclusione del suo episcopato in gennaio. “Il momento più bello è stato la visita di Benedetto XVI, un privilegio per il quale non avevo nessun merito perché era già quasi tutto organizzato, ma che di sicuro mi ha molto emozionato – racconta monsignor Lupi – è stato senza dubbio un buon inizio. Tuttavia la cosa pastoralmente più gratificante è stata il convegno diocesano. Una bella esperienza che ha dato sicuramente dei frutti, almeno per quanto riguarda il coinvolgimento delle persone, i delegati hanno lavorato davvero bene”.

Circa invece i momenti più difficili il Vescovo non ha dubbi: “Tutte le vicende legate alla pedofilia: anche se si trattava di fatti avvenuti in passato, spesso anche lontano, purtroppo ho dovuto affrontarli io con ferite che naturalmente ancora non erano rimarginate”. Poi entra nel merito della vicenda: “Parliamoci chiaro, lo voglio ribadire ora con grande fermezza non certo per prendermi meriti, ma per dire le cose come stanno. Sotto il mio episcopato sono stati ridotti allo stato laicale i due sacerdoti diocesani ritenuti colpevoli di questi crimini. Abbiamo varato, prima diocesi in Italia, un percorso di informazione e prevenzione sul tema della pedofilia assieme a una realtà autorevolissima e laica come il Cismai e invitando personalità che da anni combattono questa piaga come don Fortunato Di Noto. Più volte ho chiesto perdono a nome della chiesa di Savona-Noli se in passato si è sottovalutato questo dramma. In più occasioni ho affermato con forza e senza paura che si tratta di un crimine gravissimo che avviene in vari contesti, ma che quando è perpetrato da un sacerdote è ancora più inaccettabile e che di sicuro non si sarebbe più accettato nella nostra diocesi tanto che ho invitato in prima persona a denunciare eventuali responsabilità direttamente alla Magistratura. Ovvio, si può sempre fare di più e meglio, specie su un tema delicato come questo, ma in coscienza non ho nulla da rimproverarmi”.

Casi che hanno anche suscitato un clamore mediatico. “È importante che i giornali facciano da ‘cani da guardia’ delle istituzioni, anche di quelle ecclesiali – spiega il vescovo Lupi – più le testate sono libere meglio è. Sono talmente rispettoso della libertà di stampa che, pur avendone tutto il diritto e prevedendo una facile vittoria in tribunale, scelsi di non denunciare per diffamazione un giornalista e una testata. Di sicuro in questi anni di cose non rispondenti al vero ne sono state scritte tante e se la grande maggioranza dei giornalisti locali sono corretti e professionali, mi pare che alcuni non siano all’altezza. Nonostante ciò la mia disponibilità verso i media è sempre stata grande con tutti, non mi sono mai sottratto, neanche di fronte alle ‘Iene’. Eppure nelle scorse settimane ho letto che sarei stato in difficoltà o mal consigliato sul piano della comunicazione. Cristianamente ho già perdonato chi ha sbagliato, ma non accetto certo lezioni da questo tipo di giornalisti: ritengo invece che la Diocesi sul piano della comunicazione si sia mossa piuttosto bene e in un contesto spesso ostile”.

Il vescovo, nella lunga intervista a Il Letimbro, affronta poi altri temi, dalla pastorale alle motivazioni sulla scelta di rimanere a Savona per servire la diocesi da sacerdote. Infine un augurio sincero. “Auguro alla diocesi la docilità e la collaborazione nei confronti del vescovo che sono convinto sarà un buon pastore e un’ottima guida della comunità. Auguro la serenità per affrontare i problemi che rimangono e le sfide che attendono la nostra chiesa”.

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