Savona. “I sindaci pensano all’incolumità di alunni e insegnanti ordinando l’interruzione dell’attività didattica, ma così facendo dimenticano il personale non docente, cioè bidelli, inservienti, addetti alle pulizie”. A sottolinearlo è un lettore di IVG.it, che fa notare come tante delle ordinanze emesse dai sindaci dei comuni savonesi per chiudere le scuole a seguito della proclamazione dell’allerta rossa contengano un “cavillo” che, potenzialmente, mette a rischio il personale non docente.
“Il piano di emergenza di protezione civile della Regione Liguria prevede, in caso di allerta rossa, la chiusura di tutte le scuole di ogni ordine e grado – ricorda il lettore – Chiusura, non sospensione delle attività didattiche. I sindaci, invece, continuano ad emanare (sbagliando) ordinanze di ‘sospensione delle attività didattiche’”.
La differenza non è da poco: “Chiusura significa interruzione totale del servizio. Nessuno può entrare nelle scuole. Sospensione delle attività didattiche, invece, significa che solo insegnanti e allievi restano a casa. Tutti gli altri continuano ad andare a scuola, in piena situazione di pericolo”.
Insomma, ordinando la “interruzione delle attività didattiche”, i sindaci tengono a casa alunni e insegnanti ma non tutti gli altri addetti della scuola, che quindi devono continuare a lavorare esponendosi a situazioni di potenziale pericolo.
“I sindaci sbagliano a fare le ordinanze – sostiene il lettore di IVG.it – E anche sui media si fa di norma,parecchia confusione quando si parla semplicisticamente di ‘scuole chiuse’. E’ importante capire la differenza. L’allerta rossa prevede la chiusura delle scuole, non la sospensione delle attività didattiche”.