Il caso

Arrestato perché sospettato di essere un terrorista, il suo legale: “E’ solo un equivoco”

Da tre mesi Abdelfattah Mezouri è in carcere a Cuneo, dubbi sulla presenza in Riviera

tribunale di genova

Ceriale. In piena estate, era il mese di luglio, la polizia aveva arrestato due fratelli marocchini Rafik Mezouri, 30 anni, e Abdelfattah Mezouri, 27 anni.

Se per il primo la posizione si era ridimensionata tanto che il giudice gli ha concesso gli arresti domicilari cosí non è stato per il fratello minore sospettato di essere un terrorista e attualmente rinchiuso in una cella del carcere di Cuneo. L’arresto dei due rientrava in un’attività di controllo finalizzata a troncare lo spaccio di droga nell’albenganese. “E’ solo un equivoco, un grosso equivoco – ripete il suo avvocato Graziano Aschero – Tutto nasce da alcune foto che i nipoti dal Marocco, per gioco, hanno inviato allo zio via Whatsapp in Italia. Con una applicazione i ragazzini abilissimi in queste cose hanno “vestito” lo zio da militare, ma potevano anche trasformarlo in un calciatore della Nazionale. Queste app sono diffusissime tra gli adolescenti. Non ci troviamo davanti ad un terrorista che appartiene a chissà quale cellula, ma ad un giovane che in Italia si è arrangiato vivendo di espedienti”.

Il suo legale ha cercato di mettersi in contatto con la Procura di Genova. “Vorrei che venisse interrogato al più presto per spiegare ogni circostanza. Sono certo che la sua posizione verrebbe subito ridimensionata”.

Ma c’è un’altra preoccupazione in più per lui e per l’altro fratello. “Sono usciti articoli di stampa e notizie in televisione a livello nazionale – dice il legale – Le hanno viste anche in Marocco. Questo equivoco rischia di avere delle pesanti ripercussioni anche nei confronti della sua famiglia che vive in quel Paese. Potrebbero essere addirittura espulsi. E questo certamente non vuole nessuno. Laggiù le regole sono ferree. Chi sgarra paga e anche in modo pesante”.

E quel messaggio con le foto misteriose? Dal numero marocchino era partito un messaggio ricevuto su Whatsapp da una 21enne di Andora contenente un testo e la foto di una persona che imbracciava un mitra. “La Procura di Genova ha aperto un’inchiesta per reclutamento ai fini terroristici, ma credo che ascoltando il mio assistito e portando prove ed elementi concreti tutta questa storia si chiarirà presto”.

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