Momenti terribili

Salvo dopo il volo nel vuoto al Malpasso, il racconto del motociclista “miracolato” fotogallery video

Una settimana fa a Finale Ligure Alberto è stato sbalzato giù dal viadotto da un'auto impegnata in un sorpasso killer. E ora cerca "l'angelo custode" che gli ha fatto compagnia in quei terribili minuti

Pietra Ligure. “A metà discesa circa ho visto uscire una macchina dalla carreggiata opposta, dopo la galleria. Arrivava in contromano sorpassando la coda. Affrontando la curva ad alta velocità ho visto che perdeva il controllo: è riuscita a scansare la macchina che mi precedeva, poi ho visto le ruote girarsi completamente e puntare verso di me…“. Istanti terribili, di quelli che fanno la differenza tra la vita e la morte. E’ estremamente lucido il racconto di Alberto Caneto, il motociclista volato giù dal viadotto del Malpasso domenica scorsa dopo essere stato colpito in pieno da un’auto che stava sorpassando in curva: sette giorni dopo, ricoverato all’interno dell’ospedale Santa Corona, Alberto rivive in esclusiva per IVG.it quei tragici momenti.

“L’auto andava a forte velocità, nonostante la salita non decelerava mai – ricorda – Sentivo il rumore del motore sempre più forte…“. Su quell’auto c’erano due giovani di Agrate Brianza, oggi indagati per lesioni: il loro sorpasso azzardato, in curva e con striscia continua, avrebbe potuto uccidere Alberto. “Ero praticamente fermo sperando che anche la macchina si fermasse, invece così non è stato – spiega – Ho subito un impatto laterale, sulla mia sinistra, all’altezza della pedana, e sono stato sbalzato in aria. Per qualche secondo non ho capito nulla, ho chiuso gli occhi…“.

Uno di quei momenti in cui in pochi attimi ti scorre davanti tutta una vita. Accanto e sotto di sé il vuoto, Alberto sembrava destinato a sfracellarsi contro gli scogli 20 metri più in basso o, in alternativa, a infilzarsi contro un palo che sostiene una rete sul ciglio del dirupo. E invece, nella sfortuna, ecco il miracolo: Alberto sorvola tutto il baratro, scavalca con il corpo la recinzione e atterra immediatamente dopo, in un cumulo di rovi (di seguito le immagini del terribile volo).

E quella vegetazione, pur graffiandolo e lacerandolo, gli salva la vita. “Ho toccato il braccio sinistro con la mano destra perché sentivo che non c’era più, ho capito subito che era rotto – ricorda lucidamente – Ho sentito il sangue, l’osso, e ho pensato soltanto a rimanere in quella posizione, tenendomi a quella rete e a quel palo verde in attesa dei soccorsi. Le persone dalla strada mi parlavano, ma io non riuscivo a vederli”.

In quei momenti, per Alberto, una persona ha ricoperto un ruolo chiave. “E’ arrivato un ragazzo della spiaggia, con accento torinese, che è stato per tutto il tempo a consolarmi, aiutandomi moralmente e fisicamente, tenendomi perché non scivolassi giù. E’ salito dalla spiaggia passando attraverso i rovi, ferendosi alla faccia e alle braccia…“. Un gesto certamente non scontato, e ora Alberto cerca di rintracciare il suo “angelo custode” personale. “E’ stato importante per me in quel momento, vorrei rintracciarlo per ringraziarlo personalmente per quanto ha fatto per me”.

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Alla fine, nonostante l’enorme rischio corso, per Alberto (originario di Alassio e residente a Vado Ligure) l’unica conseguenza di rilievo è una grave frattura esposta al braccio, con perdita di parte dell’osso. “Si è rotta l’ulna ed il gomito è praticamente esploso – spiega – Poi ho un mignolo rotto, che ora è legato all’anulare per tentare di evitare l’intervento, e delle escoriazioni, lividi ed ematomi sulla parte sinistra del corpo”. Traumi seri, certo, ma Alberto è assolutamente consapevole del fatto che sarebbe potuta andare molto peggio: “Sono molto felice, non riesco neanche ad avere un senso di rabbia tanto è alto il livello di felicità pensando a come poteva andare e per fortuna non è andata. In queste cose bisogna guardare il lato positivo”.

alberto caneto

“Io mi sento bene, mi sento miracolato – prosegue – continuerò ad andare piano… devo dire che questo episodio mi segnerà abbastanza, facendomi capire ancora più quanto è importante la vita e che non dobbiamo giocarcela stupidamente”. E paradossalmente l’incidente ha rafforzato la sua fiducia negli uomini: “Vorrei ringraziare ad uno ad uno le persone che sono intervenute, i vigili del fuoco, la croce bianca di Noli, la polizia stradale di Albenga, il poliziotto di Torino fuori servizio che con il suo intervento ha impedito alla macchina che mi ha investito di fuggire. Se da una parte vediamo che ci sono ‘fenomeni’ come quelli che mi hanno investito, dall’altra ci sono persone che una mano la danno sempre e questa è la parte positiva della vita“.

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