Punto per punto

Due anni dalla morte di Luisa Bonello: tutte le ombre di un suicidio mai accettato

Dalla posizione del corpo e del sangue a tanti altri piccoli particolari, molti ancora i punti oscuri secondo gli amici della donna che, due anni dopo, non si sono ancora arresi

suicidio via genova

2) LA POSIZIONE DEL CORPO. Luisa Bonello è stata ritrovata perfettamente sdraiata, con la testa sul cuscino. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, quindi, la donna si sarebbe sparata mentre era seduta nel punto “giusto” per ricadere poi con la testa sul cuscino. Una posizione probabilmente cercata dalla donna con l’intento di essere ritrovata poi il più possibile “composta”. A renderla improbabile però, secondo chi la conosceva, è il fatto che quella posizione (seduta con le gambe tese sul letto, e senza nulla dietro la schiena) sarebbe stata scomoda da mantenere per una persona con il peso di Luisa e con i suoi problemi alle gambe: ben più pratico per lei sarebbe stato sedersi sul ciglio del letto (quindi con i piedi a terra) oppure, in alternativa, con la schiena appoggiata al muro dietro al letto o almeno ad un cuscino.

3) LA POSIZIONE DEL BRACCIO. Parlando del modo in cui è stato ritrovato del corpo, merita un cenno a parte la posizione del braccio destro, quello con cui Luisa si è sparata: era appoggiato sul petto, con la canna della pistola verso la bocca, quasi a “suggerire” il colpo appena inferto. Una posizione che ha da subito generato dubbi: Bonello si è uccisa con una CZ75 SP01 Shadow, calibro 9×21, ed il rinculo dell’arma avrebbe dovuto “proiettare” la mano lontana dal corpo tanto più che la distruzione dell’emisfero sinistro del cervello, da parte del proiettile, ha leso i centri nervosi legati al movimento volontario. Secondo logica, dunque, il colpo avrebbe dovuto far allargare il braccio alla donna, anziché rinchiuderlo, ed anzi avrebbe potuto persino far cadere l’arma a terra, non trattenuta dalle dita della donna.

Anche in questo caso esiste una possibile spiegazione a conferma della tesi del suicidio. Il colpo avrebbe effettivamente fatto aprire il braccio, ma l’arma non sarebbe caduta dalla mano della Bonello; a seguito dello sparo, poi, il busto della donna è caduto sul letto, e a quel punto il braccio si sarebbe trovato in aria, puntato verso il soffitto. Sarebbe quindi stata la forza di gravità, una volta esaurito il rinculo, a far ricadere il braccio contro il petto, nella posa “alla James Bond” che continua a non convincere gli scettici.

4) LA MODALITA’ SCELTA. Un semplice dato statistico, che però cozza con il punto 2, ossia l’attenzione riposta da Luisa Bonello nello sdraiarsi sul letto in modo tale da essere ritrovata in posizione composta. La “vanità” anche nella morte è un dato abbastanza tipico nei suicidi femminili, insieme all’impulsività: le donne spesso cedono a un gesto non premeditato, oppure scelgono inconsciamente modalità suicidiarie tali da deturparne il meno possibile l’aspetto fisico. Per questo il suicidio con armi da fuoco, ben più diffuso tra i maschi, è poco utilizzato dalle femmine: dal 1993 al 2009 (dati Istat) la percentuale si è aggirata tra l’1,6% ed il 3,9%.

Sempre secondo l’Istat (dati 2009) la modalità più utilizzata per togliersi la vita dalle donne è la “Precipitazione” dall’alto (35,1%) seguita da “Impiccagione e Soffocamento” (33,4%) e “Avvelenamento” (12,1%). Soprattutto quest’ultima modalità sarebbe stata semplice per Bonello, che a causa della propria depressione aveva in casa robuste scorte di psicofarmaci con i quali allestire facilmente un cocktail letale. Bonello invece, nonostante fosse un medico (in grado quindi di miscelare nel modo giusto quei farmaci) ha scelto una via decisamente più violenta, ben consapevole del fatto che l’avrebbe lasciata sfigurata.

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