Verità

I carabinieri smascherano finta rapina in casa, la vittima: “Volevo attirare l’attenzione della mia ex”

La mattina del 19 agosto ha chiamato i carabinieri dicendo di essere stato rapinato in casa sua a Calice Ligure da due malviventi

carabinieri

Calice Ligure. Ha raccontato di essere stato aggredito e rapinato in casa da due malviventi che dopo aver fatto irruzione lo hanno malmenato e derubato. Ma i carabinieri non ci sono “cascati” e lo hanno smascherato. Scoprendo anche la vera ragione per cui ha simulato il reato.

I carabinieri di Finale Ligure hanno denunciato per “procurato allarme e simulazione di reato” un 53enne di Savona ma abitante a Calice Ligure che sabato scorso ha chiamato il 112 denunciando di essere stato vittima di una rapina.

La mattina del 19 agosto l’uomo, incensurato, ha chiamato i carabinieri dicendo di essere stato rapinato all’interno della sua abitazione di Calice Ligure da due malviventi (descritti come di colore) che, approfittando della porta d’ingresso dimenticata aperta, hanno fatto irruzione e poi lo hanno aggredito tramortendolo.

I carabinieri della stazione di Pietra e di Finale si sono precipitati sul posto e hanno immediatamente avviato le indagini chiedendo anche ai loro colleghi del nucleo operativo di Albenga di effettuare i rilievi scientifici delle tracce lasciate sulla “scena del crimine”.

Fin da subito, i primi elementi raccolti hanno fatto dubitare gli inquirenti della veridicità del racconto dell’uomo. Lo studio del Bpa (acronimo inglese di: “Bloodstain Pattern Analysis” cioè quel metodo della scienza forense per analizzare la morfologia degli schizzi, di chiazze o macchie di sangue sulla scena del crimine) ha rivelato che le tracce ematiche si trovavano in una posizione illogica.

Inoltre, la porta lasciata aperta per una sorta di “cattiva abitudine”, il portafoglio posto su un mobile in bella vista, le condizioni della casa (troppo ordinata per essere stata teatro di una violenta colluttazione) hanno portato i militari a pensare che l’uomo non stesse raccontando tutta la verità e a far convergere le indagini proprio sulla vittima della rapina, che nel frattempo era stata portata al pronto soccorso per delle medicazioni alla testa e ad una gamba.

Dopo essere stato dimesso, l’uomo è stato accompagnato nella caserma di via Brunenghi a Finale. “Torchiato” dal maresciallo, il calicese è crollato raccontando la verità: “Quella sera ero ubriaco e sono caduto a terra ferendomi. Mi sono inventato tutto per attirare l’attenzione della mia ex moglie, scusate se vi ho fatto perdere tempo”.

Insomma, il calicese aveva ricostruito il teatro di una ipotetica rapina in casa, facendosi passare da vittima. La caduta a terra e le ferite riportate a causa del forte stato di ebbrezza hanno probabilmente fatto scattare in lui l’idea che quella finta disavventura potesse riavvicinare gli affetti dei familiari.