Fibrillazione

Sentenza Corte UE, balneari tra rabbia e speranze: “Ora agisca il Governo”

I primi commenti delle organizzazioni di categoria alla sentenza sulla direttiva Bolkestein

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Liguria. “Le organizzazioni di categoria hanno sempre sostenuto che vi sia, nel nostro Paese, demanio marittimo ben sufficiente per il rilascio di nuove concessioni demaniali. La Corte è orientata ad assegnare al Giudice nazionale la verifica della legittimità della proroga. In definitiva la stessa sarebbe valida se vi sono altre aree che potrebbero essere oggetto di assegnazione: nel caso contrario (e cioè solo se non vi siano altre aree che potrebbero essere assegnate in concessione) la stessa sarebbe illegittima”. Questo il commento a caldo del Sib – Sindacato Italiano Balneari aderente a Confcommercio – sulla sentenza della Corte Europea che mette a gara le concessioni demaniali.

Non ci sono solo elementi negativi nella sentenza, secondo il Sib: “Altro motivo di sicuro interesse per le imprese balneari è il riferimento che la Corte fa alla tutela del legittimo affidamento in tutti quei casi (che, nel nostro Paese, costituiscono la totalità delle imprese balneari) in cui “al momento iniziale” e cioè al momento del rilascio della concessione demaniale marittima, sia stata osservata una procedura di pubblica evidenza”.

A tal proposito la Corte sottolinea che: “Certamente l’articolo 12 della direttiva consente agli Stati membri di tener conto, nello stabilire la procedura di selezione, di motivi imperativi di interesse generale, quali, in particolare, la necessità di tutelare il legittimo affidamento dei titolari delle autorizzazioni di modo che essi possano ammortizzare gli investimenti effettuati. Tuttavia, considerazioni di tal genere non possono giustificare una proroga automatica, qualora al momento del rilascio iniziale delle autorizzazioni non sia stata organizzata alcuna procedura di selezione”.

In definitiva la sentenza della Corte, nel negare l’automaticità della proroga stabilisce: che, per l’applicabilità della Bolkestein, spetta al Giudice nazionale la verifica se si tratta o meno di una risorsa limitata; ammette la tutela del legittimo affidamento delle imprese attualmente operanti se al momento del rilascio vi sia stata una pubblica evidenza.

“Su quest’ultimo punto si osserva che questa circostanza è stata osservata, nel nostro Paese, in tutti i casi di rilascio di concessioni demaniali marittime, mentre sulla cd “scarsità della risorsa” è un dato certo che le concessioni demaniali marittime, attualmente in essere, non occupano che il trenta per cento di quelle disponibili per cui, in definitiva, la Bolkestein non sembrerebbe loro applicabile” aggiunge ancora il Sib.

“Dalla sentenza, in definitiva, traiamo ulteriori motivi di sostegno per le nostre rivendicazioni di tutela delle imprese attualmente operanti nell’opera di riforma del settore già annunciato dal Governo: sia perché il demanio marittimo non costituisce una risorsa limitata per cui non è certa l’applicazione della cd Bolkestein in tutti i Comuni italiani; sia perché vi è l’importante riconoscimento della necessità di tutelare il legittimo affidamento delle imprese balneari nella disciplina previgente qualora, al momento del rilascio della concessione, sia stato osservato il principio della pubblica evidenza”.

“Dal punto di vista tecnico nei prossimi giorni faremo ulteriori approfondimenti sulla sentenza – afferma Riccardo Borgo, presidente del -. Da subito però possiamo affermare come, anche per i contenuti della sentenza stessa e delle sue importanti aperture, sia giunto il momento per l’Italia di dotarsi di una seria legge di riforma dell’uso del demanio”.

“In questi giorni al Parlamento se ne stanno gettando i principi fondanti attraverso una delega al Governo. Occorre dare concretezza a questi principi e occorre farlo in temi brevi. Non ci sono più motivi per ritardare l’avvio della riforma e di farlo con il contributo determinante delle Regioni e delle rappresentanze delle imprese. Le 30.000 imprese che operano sul demanio lo chiedono da anni e aspettano da tempo di poter rilanciare gli investimenti e alzare ulteriormente la qualità e la quantità dei servizi nel rispetto di una tradizione e di una specificità che ha fatto del comparto balneare una delle punte di diamante del turismo italiano e che chiedono con forza gli sia riconosciuta”.

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“Tuteleremo le nostre aziende. Ora chiediamo alla politica di farsi sentire in Europa perché non si dissolva l’economia turistica nazionale insieme al lavoro di 30.000 imprese balneari italiane. Sulla non limitatezza della “risorsa spiaggia”, un altro dei motivi centrali della difesa dei balneari,”…la Corte sottolinea che spetta la giudice nazionale verificare, ai fini dell’applicazione della direttiva, se le concessioni italiane debbano essere oggetto di un numero limitato di autorizzazioni…”. Su questo aspetto apriremo un confronto con il Governo per la ripartenza del negoziato sul “doppio binario” che preveda la continuità aziendale per le attuali imprese balneari”.

“Il pronunciamento negativo della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, in Lussemburgo, relativa alla proroga delle concessioni demaniali marittime al 2020, rappresenta un colpo durissimo per l’intero sistema turistico nazionale. Tocca adesso al governo trovare gli strumenti che consentano alle 30 mila imprese balneari italiane di proseguire la propria attività, garantendo gli investimenti realizzati, i livelli di occupazione e il lavoro di una vita” afferma il responsabile nazionale di Cna Balneatori, Cristiano Tomei, secondo il quale la scelta della Corte – relativa a una decisione del Tar della Lombardia di prorogare al 2020 una concessione nel comprensorio bresciano dei laghi di Garda e di Idro – “non ha voluto tener conto degli importanti rilievi mossi in giudizio dai nostri legali, che avevano rappresentato le ragioni delle imprese del turismo balneare italiano, eccependo in particolare la non applicabilità, al caso specifico, della Direttiva servizi dell’Ue, meglio conosciuta come Direttiva Bolkestein”.

“Invece – prosegue – sulla non limitatezza della ‘risorsa spiaggia’, un altro dei motivi centrali della difesa dei balneari, la Corte sottolinea che spetta la giudice nazionale verificare, ai fini dell’applicazione della direttiva, se le concessioni italiane debbano essere oggetto di un numero limitato di autorizzazioni. Su questo aspetto apriremo un confronto con il governo per far ripartire il negoziato sul “doppio binario” che preveda la continuità aziendale per le attuali imprese balneari”.

I balneatori Cna annunciano lo stato di mobilitazione della categoria e chiedono che il governo predisponga, “attraverso lo strumento tipico dell’urgenza, ovvero il decreto-legge, le misure che permettano ai nostri imprenditori di poter esercitare, in piena legittimità, la propria attività nelle attuali concessioni in considerazione che questo pronunciamento cade nel pieno della stagione turistica estiva”.

“Alla politica – conclude Tomei – chiediamo infine di aprire un negoziato con gli organismi comunitari, sin qui troppo timido e inefficace rispetto ai diktat di Bruxelles, che permetta a migliaia di imprese di contare su un lungo periodo di certezza nell’esercizio della propria attività. Un obiettivo che l’Italia potrà raggiungere, valorizzando le peculiarità e specificità del nostro sistema turistico costiero, facendo fronte comune con altri Paesi dal turismo costiero simile al nostro, come Spagna, Portogallo, Grecia, Croazia, interessati quanto l’Italia alla revisione della Direttiva Bolkestein in materia di servizi e favorevoli all’attività delle attuali imprese turistiche della balneazione”.

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“Il governo centrale deve fare sentire con forza la propria voce in sede europea, se non vogliamo mettere a rischio l’intero comparto turistico, migliaia di posti di lavoro tra balneari ed indotto, e gli stessi investimenti che erano stati già preventivati per la riqualificazione del litorale e delle strutture” sottolinea ancora Matteo Rezzoagli, coordinatore regionale di Fiba Confesercenti.

“Non è più il tempo dei proclami in giro per l’Italia, ma delle azioni concrete e presso le opportune sedi comunitarie, per ovviare ad una sentenza decisamente sfavorevole rispetto alla proroga che era stato lo stesso governo a varare – riprende Rezzoagli -. Quello che è importante chiarire è che il pur sacrosanto principio della libera concorrenza non può non tener conto di chi lavora nel settore da decenni: si tratta per lo più di piccolissime imprese a gestione familiare che, nella prospettiva di una messa all’asta a livello europeo senza le opportune tutele, rischiano concretamente di essere fagocitate dalle multinazionali. Non facciamo l’errore di confondere per libera concorrenza quella che, all’atto pratico, rischia di essere piuttosto una porta spalancata agli speculatori”.

“La Regione fino ad oggi si è sempre attivata in maniera molto positiva a tutela delle imprese liguri e confidiamo che a questo punto si spenda con ancora maggiore attenzione in questa direzione. Ma è fondamentale, ribadiamo, che anche il governo nazionale faccia la sua parte presso le istituzioni europee, perché è lì che si gioca la vera partita”, conclude Rezzoagli.

Grande preoccupazione anche da parte di fabrizio Licordari, presidente nazionale di Assobalneari Italia Federturismo Confindustria: “Quello che sta avvenendo in Italia per le concessioni demaniali ai fini turistico ricreativi è una ‘Suprema Ingiustizia’ perché è ormai noto a tutti coloro che hanno seguito questa vicenda, che le concessioni dello stesso tipo di quelle di cui stiamo parlando che si trovano in Spagna o in Portogallo hanno ottenuto trattamenti completamente diversi e sono state tutelate dai rispettivi Governi con norme a tutela del valore economico e occupazionale che queste rappresentano. Infatti, il Governo iberico ha prorogato fino a 75 anni le concessioni in scadenza nel 2018, permettendo anche di regolarizzare tutte le situazioni abusive, e il Portogallo nel 2007 ha introdotto il diritto di preferenza per il concessionario uscente”.

“Per questi Stati non sono state sollevate obiezioni di sorta, non si sono aperte procedure di infrazione, anzi: la Commissaria alla Giustizia europea Viavian Reading con un comunicato Stampa del 2012 ha fornito i crismi per Ley de Costas che sarebbe stata approvata l’ anno successivo, nel 2013, con le giuste motivazioni a favore della tutela di migliaia di posti di lavoro, degli investimenti effettuati, dell’ importanza economica del comparto turistico balneare per l’ economia spagnola. E per l’ Italia chi ha preso posizioni a Bruxelles a difesa di 30.000 aziende?”.

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