Albenga. Un clima di tristezza e malinconia che si respira in ogni corridoio, in ogni angolo: scatoloni dappertutto, le sale operatorie deserte, gli armadi e le stanze dei pazienti vuoti. Si presenta così, questa mattina, il Gsl, il reparto di ortopedia privata di Albenga che, ormai, è in pieno smantellamento.
Nella struttura non c’è più nemmeno un paziente (gli ultimi sono stati dimessi ieri) e il personale, medici e infermieri, è tutto impegnato nelle operazioni di “dismissione” di quello che fino a poco tempo fa era il loro luogo di lavoro. Probabilmente qualcosa di inimmaginabile fino a qualche mese fa, una mazzata difficile da accettare.
Per capire lo spirito con il quale lo staff del Gsl vive questo momento basta ascoltare le parole di Carlo Parodi, l’anestesista e responsabile del blocco operatorio (o meglio di quello che era il blocco operatorio) di questa struttura: “La cessazione della nostra attività è prevista per il 31 luglio. Gli ultimi interventi li abbiamo fatti il 27 di questo mese per una questione di sicurezza: avremmo potuto operare anche giovedì, ma sarebbe stato rischioso per i pazienti, una qualunque complicazione avrebbe reso difficile la gestione”.
“A noi non sono mai mancati i pazienti, i chirurghi non ci hanno mai tolto fiducia fino all’ultimo e avremmo potuto continuare se non fosse stato deciso differentemente” precisa Parodi che senza nascondere la sua grande amarezza spiega cosa sta succedendo in queste ore nella struttura. “Adesso stiamo smantellando il reparto: stiamo mettendo in sicurezza gli apparecchi perché possano essere conservati in modo sicuro e stiamo adempiendo alle procedure su materiali e farmaci”.
Difficile trovare le parole per raccontare il sentimento che lega il personale a Gsl: “La maggior parte di noi ha costruito questa struttura: io la sento mia, anche dal punto di vista tecnico perché ho contribuito a progettarla. Smontare quello che hai costruito, non in un giorno, ma mesi dopo mesi, anno dopo anno, è molto difficile. E’ molto difficile perché per cinque anni questa è stato qualcosa di più di un posto di lavoro, è stato il nostro posto di lavoro che partecipavamo a costruire e mandare avanti. E’ stata una specie di casa” dice Parodi trattenendo a fatica le lacrime.
Guardando a quello che succederà nei prossimi mesi spiega: “Sul futuro non posso dire granché: è uscito questo bando di gara, ci sono dei termini di legge e siamo in attesa. Mi apre che entro il 15 settembre si debbano presentare dei progetti, ma non sappiamo chi lo farà. E’ incerto il futuro”.
“Cosa faremo in questi mesi? Andremo al mare..?” scherza per un attimo l’anestesista che torna subito serio: “E’ stata dura ieri alzarsi pensando che non venivo in sala operatoria e che venivo a fare altro. Ho fatto finta che fosse solo una di quelle giornate in cui mi occupavo di cose burocratiche, ma sapevo che non era così. Gli infermieri che sono abituati a badare al paziente ora non ne hanno..ieri c’era un’aria davvero pesante e triste” ammette Parodi.
“Cosa mi sento di dire alla Regione? Mi sento di dirgli di cercare di accorciare i tempi il più possibile. Ci sono dei termini di legge precisi sui bandi, ma ci sono sempre delle possibilità che qualcosa possa essere andare per le lunghe. Io chiedo a chi ha la competenza e il potere di fare in modo che i tempi siano i più stretti possibile” prosegue Parodi che ci tiene anche a ringraziare chi ha lottato insieme ai lavoratori: “Ringrazio chi si è battuto per noi indipendentemente dal ruolo e dalla sua posizione. Lo faccio soffocando un po’ di amarezza perché quando le battaglie non vanno come speri che vadano è chiaro che l’animo non è sereno”.