Primi verdetti

Fallimento Savona Calcio: patteggia l’ex presidente Pesce, rinvio a giudizio per Martino, Oggianu, Repetti e Toscano

L'inizio del processo è stato fissato per il prossimo novembre davanti al Collegio del Tribunale

Savona - tribunale

Savona. Fallimento del Savona Calcio: l’ex presidente Andrea Pesce ha patteggiato due anni e due mesi di reclusione, mentre gli altri quattro imputati, gli ex consiglieri della società calcistica Fabrizio Oggianu e Alessio Toscano, l’ex amministratore unico della General Brokings (che controllava il Savona) Alessandro Repetti e l’ex assessore allo sport del Comune di Savona Luca Martino sono stati rinviati a giudizio. Sono i verdetti arrivati al termine dell’udienza preliminare celebrata questa mattina davanti al gup Francesco Meloni.

Per quanto riguarda uno dei capi di imputazione contestati a Oggianu, Toscano e Pesce, quello relativo al mancato versamento dell’imposta sul valore aggiunto per l’anno 2011, il giudice ha ritenuto di emettere una sentenza di non luogo a procedere “perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato” (la presunta irregolarità contesta non rientrava infatti nelle soglie punibili per legge).

Le accuse a Pesce (ma anche a Toscano e Repetti) vanno dalla distrazione di beni da una società in dissesto alle false dichiarazioni ai soci, al ricorso fraudolento al credito. Tra le accuse anche quella di irregolarità connesse alla tenuta dei libri contabili per nascondere una serie di operazioni “tarocche”, in particolare false fatturazioni e false dichiarazioni ai soci. Tra le imputazioni anche quella legata alla vicenda del campo sportivo Comparato realizzato grazie a 145 mila finanziati dal Credito Sportivo, che sono stati stornati per pagare giocatori, dipendenti e fornitori e senza saldare la fattura di 43 mila euro all’impresa costruttrice Arcadia Srl.

Poi ci sono anche le accuse di ricorso abusivo al credito per una falsa relazione semestrale ai soci, per aver occultato la situazione di dissesto patrimoniale. Infine c’è il capitolo sponsorizzazioni: l’accusa è di aver simulato tutta una serie di contratti con vari sponsor e fatture per prestazioni mai eseguite, ottenendo dalla Carisa anticipi per 455 mila euro.

Per quanto riguarda l’assessore Martino, coinvolto in qualità di membro del cda del Savona tra il luglio del 2009 e quello 2011, sono cadute le accuse più gravi, relativa alla bancarotta fraudolenta, e restano in piedi solo quelle di bancarotta semplice, perché pur conoscendo la situazione di dissesto della società non avrebbe chiesto il fallimento del Savona, e quella di malversazione in relazione all’utilizzazione non corretta dei finanziamenti pubblici erogati per il campetto Comparato.

Accuse che Martino ha sempre respinto come ha ribadito anche il suo difensore, l’avvocato Franco Vazio, nella memoria difensiva che era stata depositata nella scorsa udienza. Nel documento, in sintesi, il legale ribadiva che “sembra davvero paradossale ed incredibile ipotizzare che Martino, sapendo che sarebbe stato il primo a subire gli effetti, quantomeno politici, di una tale scellerata decisione e distrazione di fondi, abbia prima condiviso una siffatta scelta e poi abbia inopinatamente presentato un esposto che costituiva una vera e propria denuncia di se stesso”.

Insomma l’avvocato Vazio ha sottolineato come Martino abbia sempre denunciato e chiesto spiegazioni circa l’operato del Savona: “Le accuse contro Martino si basano solo sulla ‘chiamata di correo’ di Andrea Pesce (avvocato Franzone), ma come abbiamo dimostrato con le carte il mio assistito non era presente alla seduta nella quale venne deliberata la richiesta di finanziamento”.

Infine la memoria ricordava come le decisioni avvallate dall’assessore Martino, laureato in filosofia, siano state prese sulla base delle relazioni dei revisori dei conti che sono stati tutti prosciolti. L’inizio del processo per Martino, Oggianu (avvocati De Bernardi e Cervetto), Repetti (avvocato Bozzano) e Toscano (avvocato Poggi) è fissato per il prossimo novembre.

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