Savona. Il ministro Orlando lo aveva detto non più tardi di un mese: “Il progetto per la realizzazione di un nuovo istituto penitenziario che superi la vecchia e fatiscente struttura savonese sta andando avanti. Questa sarà la risposta che il comprensorio attende da tempo”.
E la manifestazione d’interesse, così come l’impegno di realizzare una nuova casa circondariale a Cairo Montenotte, è rimasta nel cassetto. Risultato? “Continua come se niente fosse il flusso “migratorio” di detenuti da una parte all’altra della Liguria con un importante aggravio di spese, ma anche di personale che prima era in servizio a Savona – rileva Michele Lorenzo, segretario regionale del Sappe, il sindacato di polizia penitenziaria – Chiediamo ad enti locali e regionali, all’amministrazione penitenziaria e quindi al Governo di battere un colpo e di velocizzare le pratiche per dare corso all’allestimento del nuovo carcere. Dopo che la situazione era balzata agli onori delle cronache nazionali, ora, almeno questa è la nostra sensazione, i riflettori si sono spenti e non vorremmo che la situazione di stallo potessero proseguire ancora per tanto tempo”.
A cinque mesi dall’inizio dello smantellamento della prigione di piazza Monticello, nel cuore di Savona, l’unica certezza è che il personale impiegato è stato trasferito o accompagnato alla pensione. “Solo una quindicina quelli che hanno lasciato l’amministrazione perché pensionati – sottolinea Michele Lorenzo – Per altri è iniziata una lunga e assurda odissea di trasferimenti presso altre strutture: Marassi, Fossano, Sanremo, Chiavari, Pontedecimo, Imperia. Un numero limitato è stato inserito nella squadra di pg della Procura. Gli altri costretti a fare i pendolari per la regione abbandonati al loro destino”.
Al Sant’Agostino non è più attiva neppure la squadra di vigilanza. “Il carcere è stato completamente svuotato – conferma il sindacalista – e la cosa grave è che nessuno ha più detto nulla sulla realizzazione della nuova casa circondariale. Ecco perché insistiamo e facciamo pressione su enti locali, regionali e Governo, affinché rispolveri al più presto quelle manifestazioni di interesse e impegni politici si possano tradurre in fatti concreti”. Già nei prossimi giorni, a questo proposito, partiranno le prime lettere alle sedi regionali e nazionali delle istituzioni “affinché i riflettori – conclude Michele Lorenzo – non si spengano definitivamente”.




