Basta carbone

Tirreno Power, Rete Fermiamo il Carbone: “Speranza e tristezza, grazie a chi ha aiutato”

Savona, incontro sul carbone in Comune

Vado Ligure. “Apprendiamo la notizia della scelta della dirigenza della centrale di abbandonare l’utilizzo dei due gruppi a carbone, dove per la prima volta si parla di ‘attese della popolazione’ in merito all’uscita definitiva dal carbone. Ne prendiamo atto, con speranza per il futuro, ma senza enfasi, anche con un velo di tristezza pensando a quanto ha pesato su questo territorio l’esercizio per quasi mezzo secolo di una grande centrale in pieno centro abitato, constatando come solo oggi (nel 2016) si decida di abbandonare questo combustibile obsoleto e altamente inquinante”. Così la Rete savonese Fermiamo il Carbone commenta la decisione dell’azienda vadese di rinunciare definitivamente al tentativo di far ripartire i gruppi a carbone, sequestrati ormai 27 mesi fa dalla magistratura.

“In realtà – precisano dalla Rete – non nascondiamo amarezza nel constatare come questo enorme problema avrebbe dovuto essere risolto già da molti anni: se i decisori, dai Ministeri agli amministratori, avessero ascoltato i cittadini, i medici e le associazioni che da decenni segnalavano i problemi di questa centrale e fossero intervenuti forse non si sarebbe arrivati alla sconfitta di un territorio sia sotto il profilo ambientale e sanitario (secondo quanto si legge nei documenti della Magistratura) sia sotto quello lavorativo”.

“Neghittosità (degli organi pubblici chiamati a svolgere attività di controllo): è questo il sostantivo che si legge in un passo del Decreto di sequestro del GIP – ricordano dalla Rete – così dove si parla anche di ‘reiterate inottemperanze alle prescrizioni’, di un gestore che ‘ha sempre fatto quello che gli tornava più vantaggioso’, e di ‘ingente danno alla salute provocato dal dimostrato aumento dei ricoveri ospedalieri e del numero dei decessi riconducibile direttamente alla presenza della centrale’. Ricordiamo anche che nel corso di una audizione alla Commissione parlamentare di inchiesta (22 gennaio 2015) il Procuratore di Savona a proposito della centrale aveva affermato tra l’altro come dalle moltissime intercettazioni emergesse che ‘tutto ciò che veniva architettato e deciso era fatto per eludere, non per risolvere…'”.

“Riteniamo doveroso dare oggi un sentito e commosso ringraziamento a tutti coloro (e sono tanti: cittadini, medici, scienziati, esperti, consulenti, avvocati, associazioni nazionali e internazionali) che dall’Italia e da diversi paesi esteri ci hanno dato un grande, indispensabile aiuto”.

“Indipendentemente da quelli che saranno gli esiti definitivi del procedimento giudiziario di Savona – dicono poi le associazioni – chiediamo un pronunciamento ufficiale della Regione Liguria a garanzia e tutela delle migliaia di cittadini che per anni sono stati costretti a convivere con questa “centrale in città” e a tutela dei lavoratori e dell’occupazione, in particolare sui seguenti punti: la rinuncia espressa e definitiva relativa al nuovo gruppo VL6 e bonifica certificata dei siti relativi come la vastissima area del deposito carbone, bonifica che potrebbe e dovrebbe costituire anche un’occasione occupazionale; l’abbandono definitivo per questo territorio di ogni ipotesi di attività inquinanti e di ulteriore combustione specificamente della combustione di rifiuti o loro derivati; la tutela di tutti i lavoratori interessati, tenendo conto anche dei cospicui dividendi distribuiti agli azionisti come risulterebbe dalle indagini; la costituzione come parte civile della Regione, nella eventualità di processo per la centrale di Vado Quiliano, con richiesta danni a tutela della cittadinanza; la necessità di un approfondito studio su tutta la popolazione (specialmente su quella infantile) che vive e ha vissuto in questo territorio per monitorare lo stato di salute nel tempo”.

“Le associazioni che fanno capo alla Rete savonese Fermiamo il carbone intendono avvalersi della Convenzione di Aarhus sul decision making ambientale, laddove precisa “La Convenzione prevede che il pubblico interessato abbia diritto a partecipare ai processi decisionali relativi a: l’autorizzazione di determinate attività (specificate o comunque aventi impatto ambientale significativo); l’elaborazione di piani, programmi, politiche ambientali; regolamenti e atti normativi”, concludono.

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