Savona. “Non sarebbe ora di calmierare le catture ed imporre ai battelli di pesca limiti ai quantitativi giornalieri di pescato, per ogni specie? E in questa situazione di mare sempre più vuoto, i mangiatori di pesce non potrebbero ridurre o annullare l’acquisto ed il consumo?”
Sono queste le domande che la Protezione Animali savonese rivolte a Stato e Regione e ai “golosi” che consumano abitualmente i prodotti ittici.
“Nel solo giorno del 29 aprile i pescatori liguri hanno distrutto tremila casse di acciughe appena pescate, perché i grossisti, che le hanno già comprate dai fornitori del mare Adriatico, si rifiutano di metterle in vendita; e succede quasi ogni giorno. Scoppia la lite tra pescatori, grossisti, Coldiretti e venditori, che si accusano a vicenda ma nessuno, neppure i giornalisti che ne scrivono, grida allo scandalo per questi 700 mila animali ‘sprecati”.
“Evidentemente a pochi interessa lo stato pietoso in cui si trova da anni il mare, Ligure e non, per una pesca fuori controllo, cui si aggiunge la vergogna di milioni di animali catturati e neppure utilizzati perché non commerciabili o in eccesso di vendita. Il 93 per cento delle oltre 500 specie animali marine oggetto di pesca, acciuga compresa, sono da decenni sovra pescate e in netto calo numerico in tutto il Mediterraneo”.
“L’acciuga si muove sempre in grandi banchi di soggetti di taglia simile, spesso misti a sardine, è una migratrice che d’inverno si sposta in acque profonde per tornare poi sulla costa, può vivere fino a cinque anni ed è sessualmente matura ad uno; si alimenta di giorno di zooplancton ed è anello importante della catena biologica marina perché è essa stessa cibo per altri animali più grandi (tonni, pescispada, delfini, squali), anch’essi in rarefazione”.
“Le uova vengono deposte in acque costiere tra aprile e novembre e quando si schiudono sono i ‘bianchetti’; è una delle specie più importanti per le marinerie italiane, che la pescano di solito con reti da circuizione (ciànciolo) ed uso di fonti luminose (lampare); la misura minima per la commercializzazione è di 9 centimetri e da vent’anni, mentre si cerca di favorire il consumo di pesce e se ne spreca altrettanto, è in costante rarefazione in un mare sempre più vuoto delle sue creature viventi”.