L’ECCEZIONE: LUCA MARTINO. E’ lui il Rick Grimes del “Walking Dead” savonese: Luca Martino, l’uomo che per la seconda volta (un anno fa fu in occasione del duello Paita-Cofferati) si è schierato da solo contro tutti i colleghi di giunta, uscendone trionfatore.
Anche per lui, teoricamente, arriva il capolinea: è al secondo mandato, il che significa che secondo la “linea Battaglia” è fuori dai giochi. Lo statuto del Pd, però, parla solo di eventuale candidatura in lista, il che significa che non gli sono precluse altre strade come, ad esempio, un posto da assessore esterno. Sarà lui l’anello di congiunzione tra la vecchia e la nuova amministrazione? Possibile, anche alla luce del fatto che, essendo un amministratore uscente, per due anni non potrebbe ricoprire cariche in società pubbliche o partecipate.
LA TRATTATIVA. Gli sconfitti punteranno tutto su un dato: il 47% dei voti racimolati dai “ditulliani”, prova di un Pd diviso in due anime quasi equivalenti. Non è affatto automatico che quel 47% alle elezioni si sposti su Cristina Battaglia, anzi ieri sera a caldo erano in molti i “delusi” pronti a escludere un loro appoggio alla candidata. Quei voti andranno quindi “recuperati”. Come? Trattando con la parte sconfitta, creando una lista che rispecchi (almeno in parte) anche le istanze e i progetti della squadra di Di Tullio.
Anche perché bisogna battere centrodestra e Cinquestelle, partita tutt’altro per scontata. Rinunciare al bacino di voti rappresentato dai “ditulliani” potrebbe quindi risultare fatale: Lirosi come detto “vale” da solo 800 voti, sommato a Di Padova, Apicella e Sorgini potrebbero sfiorare il 10% del totale. Vincere senza quel 10% sembra impresa titanica, quasi impossibile. Certo, c’è sempre la scelta “di coraggio”: insistere sul rinnovamento totale, rinunciare in partenza ai conteggi da “vecchia politica” e sperare che le urne premino l’azzardo.
La sensazione è che, alla fine, qualche concessione verrà fatta, ma che la trattativa sarà unilaterale. Di Tullio poco prima del voto aveva spiegato che, in caso di vittoria, avrebbe comunque “preso qualcosa” (in termini di programma e di persone) dalla squadra avversaria: questa sembra essere l’idea anche tra le file di Battaglia. Pescare magari tra i meno “ideologici”, lasciando a casa quelli considerati “troppo schierati” o “troppo colpevoli” di scelte politiche sbagliate.
A PROPOSITO DI WALKING DEAD. C’è un’altra persona che, da ieri sera, è in pratica esautorata dal suo incarico, e si tratta del segretario comunale del Pd Barbara Pasquali. La sua scelta di appoggiare Di Tullio stata vissuta da alcuni avversari come un autentico “tradimento” al proprio ruolo istituzionale. La sensazione che trapela dal “team Battaglia” è che, se per altri esistono margini di trattativa, per lei sia giunto irrimediabilmente il capolinea: se accetterà di essere ridimensionata rimarrà al suo posto almeno fino alle elezioni, mentre in caso di ulteriori “resistenze” potrebbe essere rimossa addirittura prima.