Savona. Una richiesta precisa: “Basta consigli comunali, non diamo assist agli avversari“. E un ordine altrettanto preciso: salvarsi dalla “grana bilancio” elaborando un Piano B, un bilancio di previsione 2016 “a zero”, ossia con l’azzeramento totale delle voci di spesa “tagliabili”. Sarebbero queste le due misure estreme adottate dall’amministrazione per tentare di ricucire i cocci: quelli di una maggioranza che non esiste più, e quelli di un bilancio che non sta più in piedi.
Qualcuno ha iniziato ad utilizzare l’espressione “allo sfascio” fin dall’ultimo consiglio comunale, quello nel quale è stato approvato il “famigerato” anticipo della Tari (con aumento per i cittadini e “sconto” per i commercianti). Quel consiglio, infatti, si era rivelato quasi una farsa, tra ripetute sospensioni, documenti che mancavano e problemi con il numero legale che avevano di fatto impedito la prosecuzione del consiglio e la discussione degli altri punti all’ordine del giorno (dal referendum alle presunte “attenzioni” di Ata per il sindaco).
Ed ora quel consiglio comunale (ammesso che possa essere definito tale) potrebbe davvero rivelarsi l’ultimo, o quasi, dell’era Berruti. Ne è previsto uno il 28 aprile, che dovrebbe riguardare l’approvazione del rendiconto di bilancio 2015: poi, con tutta probabilità, il nulla. E questo nonostante le pratiche sui tavoli degli assessori siano ancora molte. Il motivo? Secondo quanto trapela da Palazzo Sisto, il sindaco avrebbe “timore” che un nuovo consiglio comunale regali una vetrina decisiva agli avversari, soprattutto al MoVimento 5 Stelle.
Durante la giunta di ieri Berruti avrebbe “stoppato” alcune pratiche, come la realizzazione di un rimessaggio barche alle Fornaci che faceva parte del programma elettorale del vicesindaco Di Tullio. Troppo grande la “paura” di affrontare un consiglio comunale su un tema di Urbanistica, troppo grande la paura di servire ai “grillini” un assist su un piatto d’argento. Il “teatrino” dell’ultimo consiglio ha lasciato il segno, e la sensazione netta in seno all’amministrazione è che la maggioranza, semplicemente, non esista più: agli addii di Rete a Sinistra e di Aschiero vanno ora sommate le profonde fratture interne al Pd, con i due schieramenti (“ditulliani” e “battaglini”) a muso duro l’uno contro l’altro e pronti al reciproco boicottaggio.
Troppo rischioso, dunque, portare qualunque pratica in consiglio comunale, con il rischio di “svelare ufficialmente al mondo” il definitivo crollo della maggioranza. E fare una figuraccia che diventerebbe un’arma in mano agli avversari. La linea suggerita dal primo cittadino è dunque chiara: niente più consigli comunali, se non assolutamente indispensabili (come nel caso dell’approvazione del bilancio 2015). Con buona pace dell’operatività del Comune e dei progetti in corso, destinati a spegnersi sulle rispettive scrivanie.
Una scelta che rischia di paralizzare il Comune per i prossimi due mesi, anche perché si sommerebbe ad un’altra misura “estrema”: rimandare l’approvazione del bilancio di previsione 2016 a dopo le elezioni, limitandosi a redigere un “bilancino tecnico”, da approvare solo in giunta (e non in consiglio comunale…), con tutte le voci di spesa azzerate. O almeno tutte quelle che è possibile tecnicamente azzerare.
La proposta fatta ieri dal sindaco ai propri assessori, nella prima giunta “post-primarie”, è quella di lasciare l’approvazione del vero bilancio di previsione 2016 (e le relative scelte strategiche) alla giunta che verrà: una scelta giustificata con il desiderio di non “vincolare” la prossima amministrazione alle scelte della precedente. Concetto per certi versi anche condivisibile, dato che la scadenza del 30 aprile cade ad un mese dalle elezioni. L’idea del bilancino tecnico però nasconderebbe in realtà una situazione decisamente più critica, ossia (come già raccontato da IVG) l’estrema difficoltà di far quadrare un bilancio nel quale ormai le casse sono paurosamente vuote.
A dimostrarlo sarebbe la natura stessa di quel “bilancio tecnico”, che prevederebbe l’azzeramento totale di ogni capitolo di spesa comprimibile. Tradotto, in quel bilancio verrebbero approvate esclusivamente le spese inevitabili (come gli stipendi dei dipendenti) e i contratti già in essere, mentre per tutto il resto la cifra stanziata a bilancio sarebbe un drammatico “zero”. Che le casse siano in sofferenza è un dato di fatto confermato dallo stesso assessore al Bilancio, Luca Martino: lungo il sofferto iter per arrivare a un bilancio previsionale che stesse in piedi più volte erano state applicate riduzioni, compreso l’ormai famoso “taglio del 14%” imposto a tutti gli assessorati. Fin da subito era parso chiaro, però, che anche quelle misure non sarebbero bastate e che la riduzione definitiva sarebbe stata superiore.
Il punto però è che, a quanto sembra, trovare la quadra quest’anno è veramente complesso: così tanto che negli ultimi giorni si è iniziato a lavorare ad un “piano B”, un nuovo bilancio che definire da “lacrime e sangue” sarebbe riduttivo, visto che un bilancio composto quasi interamente di voci “a zero”, di fatto, paralizza qualsiasi opera o iniziativa in programma. E non è nemmeno certo si possa fare. L’amministrazione punta tutto sulla possibile proroga al 31 luglio, che però ad oggi non c’è: se non dovesse arrivare, tuonano le minoranze, il bilancio preventivo andrebbe per forza approvato a fine aprile; l’alternativa sarebbe il commissariamento “ad acta”.
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