Tuffo nel passato

L’ultima residente di Ca de Ferrè, borgo abbandonato alle spalle di Savona fotogallery

E' situato tra Naso di Gatto e Montenotte Superiore ed è costituito da 9 edifici, abitativi e stalle, magazzini, nonché dalla chiesa di S. Maria Maddalena

cà di ferré savona

Savona. C’è un piccolo borgo abbandonato nella periferia di Savona, situato tra Naso di Gatto e Montenotte Superiore. E’ l’ultima residente di Ca de Ferrè costituito da 9 edifici, abitativi e stalle, magazzini, nonché dalla chiesa di S. Maria Maddalena, che rientra tra i beni concessi in comodato dall’Ente Ecclesiastico del Santuario di Savona. Oggi, quel borgo,  è totalmente in rovina, e l’ ente, si dice di non essere in grado di provvedere ne a una custodia, ne a un recupero, tanto meno, sarà più oggetto di culto. Lo ha riscoperto Claudio Arena di Savona Sotterranea effettuando un sopralluogo fotografico nell’area dell’entroterra savonese.

Infatti lui stesso segnala, che vandali, ladri, hanno negli ultimi anni, depredato la chiesa di tutte le antiche panche e oggetti rimasti. “Di questo borgo, appartiene alle Opere Sociali, solo la palazzina vicino la chiesa, o meglio la ex scuola che successivamente fu usata anche da una comunità per minori.
Attualmente, sembra che qualcuno forse sia interessato a un recupero. Infatti mesi or sono, ho intravisto in loco, delle persone visitare il posto, discutendo sul da farsi. Attualmente segnalo che il posto è anche stato in parte ripulito da spazzatura varia, rovi, e svuotamento di alcun locali, questo poiché ci può essere l’intenzione di un recupero”, dice Arena.

Tra queste mura antiche, ( Ca de Ferrè è anche segnalata su alcune carte del 700′ ) si aggira da anni, quella che io definisco l’ultima residente di “Ca de Ferrè”, una capra, o meglio un bel caprone.
“Ogni tanto vado a fargli visita con la mia cagnolina. Sono ormai tre anni che la vedo.
Non si fa avvicinare facilmente, anzi è molto diffidente, mi è anche capitato di vederlo in piedi minaccioso, per poi ritirarsi intimorito… ma deve pur fare il suo dovere, forse è anche geloso del posto in cui vive. Lo guardo con rispetto ed ammirazione ma anche una sorta di malinconia, pensandolo come un l’ ultimo abitante del posto. Lo si può notare spesso sui tetti delle case, passare da una trave e tegole a un all’ altro tetto, in maniera assolutamente disinvolta. Da quella posizione dominante, bela, cercando anche di eseguirti e avvicinarsi. Direi che ormai è un icona del posto. Difficile immaginare quanti anni vive li,; forse ci è proprio nato. Comunque si direbbe che non abbia problemi di sorta, i ruderi gli fanno da rifugio, e l’erba e rovi, da cibo”, racconta.

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