Savona. Sospetti, insinuazioni, persino grida. Le accuse della minoranza (Parino: “Ci avete parlato di Pec e ci presentate uno screenshot?”), la furia del sindaco Federico Berruti (“Lei ci sta accusando di dire il falso? Lo sa che è penale?”), le registrazioni video (il segretario: “Non ho mai parlato di Pec”). In mezzo i cittadini e il loro portafogli.
Paradossi. Siparietti. Tutto per via di una mail riguardante le tariffe Tari di quest’anno e l’aumento di cui tanto si è parlato negli scorsi giorni. Quella mail doveva testimoniare l’approvazione dei revisori dei conti sull’emendamento che taglia del 5% la Tari per i commercianti: peccato però che questa approvazione non fosse inclusa nella documentazione fornita ai consiglieri al momento dell’inizio dei lavori.
Una approvazione che invece la minoranza ha chiesto a gran voce: dopo una prima sospensione dei lavori il segretario ha parlato di un messaggio di posta elettronica (se “certificata” o no lo chiarirà la registrazione video del consiglio). Di fronte alla espressa richiesta dei consiglieri di minoranza di visionare quell’approvazione è stata decisa una nuova sospensione, durante la quale è partita un’affannosa ricerca alla mail perduta. Quando il fatidico foglio è arrivato, si e scoperto non trattarsi di una Pec, ma del semplice screenshot di un messaggio proveniente da un indirizzo Gmail.
Uno screenshot (quindi “taroccabile”) di un indirizzo non certificato (quindi con un mittente non legalmente certo). Apriti cielo: ne nasce una lite nella quale i toni si alzano, fatta di accuse e difese sempre più caotiche, tra chi cerca di far rispettare le regole formali (Casalinuovo a Festa dei 5 Stelle: “Perfavore non si appoggi alla staccionata”) e chi si scandalizza (Romagnoli: “Sgridate Festa per la staccionata quando voi ci raccontate cose non vere sulle pratiche?!?”).
Alla fine il mistero sembra svelato: la consigliera Ileana Romagnoli ipotizza che quella mail, al momento dell’inizio della discussione, non fosse ancora disponibile, e che per questo motivo non fosse inclusa nella documentazione. Tutto il “teatro” successivo sarebbe stato dunque solo un modo per guadagnare tempo, “mentre vi sarebbe bastato ammettere – bacchetta Romagnoli – di non avere ancora l’approvazione per chiedere di spostare più avanti nel consiglio la discussione”.
Una tesi che nessuno in aula smentisce, e alla fine per protesta tutti i capigruppo di minoranza decidono di non partecipare al voto congiunto (Parino: “Io in questo selfie non voglio entrarci”). Il risultato è catastrofico. Alla prima votazione, sull’emendamento generale, partecipano solo in 17 (15 sì e due astenuti); alla seconda sull’emendamento del taglio del 5% per i commercianti il patatrac. Quindici votanti, tredici sì: manca il numero legale, e i lavori si fermano di nuovo.
Minuti febbrili nei quali si cerca di capire se si è trattato di un semplice “errore di calcolo” o se davvero alla maggioranza mancavano i numeri. Alla fine si torna al voto, e questa volta si riesce ad approvare la pratica con 18 votanti (su 33), di cui 2 astenuti. Benvenuta (si fa per dire) Tari 2016, ma quanta fatica.
Appendice: I problemi al numero legale sono continuati, tanto che alla fine è stato impossibile proseguire. Il consiglio comunale è stato quindi sciolto annullando la discussione delle altre pratiche, su temi importanti tra cui referendum, Margonara e le presunte “attenzioni speciali” di Ata per il sindaco…