Pietra Ligure. Julian Carron, l’erede di don Giussani, Fausto Bertinotti, ex presidente della Camera dei Deputati. Due grandi personalità hanno tenuto un dibattito al Moretti di Pietra Ligure, moderato dal caporedattore della Rai Tarcisio Mazzeo, mettendo al centro di tutto l’uomo che deve responsabilizzarsi per poter aiutare il mondo a cambiare cercando soprattutto di rispettare il prossimo. Inevitabile, durante la serata, un riferimento ai recenti attentati di Bruxelles cercando di chiarire il ruolo della politica.
“Il Papa aveva già parlato dell’avvento della terza guerra mondiale, ma la politica è rimasta impassibile. La politica è arrivata alla sua fine, è morta. Bisogna ripartire con metodo e riflessione. E allora ricominciamo dagli uomini di buona volontà. E’ giusto dire che è ormai diventata necessaria una resurrezione della vera politica che può davvero fare qualcosa”, ha evidenziato Bertinotti cercando di far riflettere la platea sul significato di libertà che “la possiede solo il ricco in questo momento. Per riaffermare la vera libertà della persona occorre invece un soccorso. E questo soccorso può arrivare dalla fede perché senza fede siamo disarmati”, ha precisato Bertinotti.
“Qual é la bellezza disarmata che può resuscitare la cultura, la politica, l’educazione? Questa è la grande questione. Don Giussani aveva intuito questa sfida. Chiediamoci che cosa c’è di più interessante rispetto all’odio. Non cerchiamo delle responsabilità altrove. Ciascuno di noi deve rispondere perché ha una capacità di poter dialogare con il diverso. Ognuno ha una responsabilità e non deve attendere i soliti processi”, ha sottolineato Carron prendendo la parola sollecitato dal moderatore.
Ma si è anche parlato del libro che Carron ha scritto ovvero “La bellezza disarmata”. E’ un volume che propone grandi riflessioni per l’uomo. Contiene gli elementi essenziali della riflessione di una figura molto amata che a partire dal 2005, anno della sua elezione, guida la Fraternità di Comunione e Liberazione, dopo che don Giussani stesso, l’anno prima, lo aveva chiamato dalla Spagna a condividere con lui la responsabilità di coordinare il movimento.
Gli scritti, nati in occasioni diverse, sono stati ampiamente rielaborati e ordinati dall’autore per offrire il contributo di una esperienza di vita a chiunque sia alla ricerca di ragioni adeguate per vivere e costruire spazi di libertà e di convivenza in una società pluralistica. Come scrive l’autore: “Non c’è altro accesso alla verità se non attraverso la libertà. La storia è lo spazio del dialogo nella libertà: che non vuol dire spazio vuoto, deserto di proposte di vita. Perché del nulla non si vive. Nessuno può stare in piedi, avere un rapporto costruttivo con la realtà, senza qualcosa per cui valga la pena vivere”.
Il suo è un libro che parla del presente, di come sia possibile vivere oggi (“come possiamo stare al mondo?”), non soltanto, non tanto, da cristiani, ma da uomini. Ora che lo scenario esistenziale, culturale e persino politico dell’occidente è sintetizzabile con l’espressione “il crollo delle evidenze” come cifra “della condizione umana”. Sono i temi affrontati soprattutto nella prima parte del libro (tra l’altro, si tratta degli interventi più recenti, 2014-2015), in cui Carrón si interroga ad esempio sulla possibilità dell’Europa di “intraprendere una strada in cui sia possibile un vero dialogo sui fondamenti”, o un punto di approdo condiviso sulle leggi, o su come si possa “ripartire” dopo l’attentato di Parigi. Ne esce una disamina non solo dello scenario in cui tutti viviamo, ma anche una prospettiva nuova, lo spazio di un nuovo inizio, paradossalmente più libero, per la chiesa.
E ad ascoltare Carron e Bertinotti c’erano il vescovo Guglielmo Borghetti, quindi i sindaci di Pietra, Loano, e Finale, ma anche il consigliere regionale De Vincenzi e, soprattutt,o il mondo ponentino di CL che ama e segue le linee di guida dell’erede di Giussani.