Savona. Sembra destinato a non finire mai l’iter burocratico per l’introduzione del referendum consultivi, propositivi, deliberativi e abrogativi a Savona.
Nel corso dell’assemblea che si è tenuta oggi pomeriggio, il consiglio comunale avrebbe dovuto valutare la proposta del Movimento 5 Stelle di mettere a calendario, per la successiva riunione, la discussione riguardante la possibilità di introdurre le consultazioni popolari per lasciare ai cittadini la possibilità di scegliere e dire la propria a proposito dei temi più importanti.
Al momento di discutere il punto, però, la maggioranza dei consiglieri di centrosinistra si è alzata ed ha abbandonato l’aula, facendo venire meno il numero legale e di fatto interrompendo del tutto l’assemblea, che quindi non ha potuto proseguire i lavori fino ad esaurire le pratiche all’ordine del giorno.
Un atteggiamento che gli esponenti del M5S giudicano con severità: “Il comportamento della maggioranza è stato semplicemente folle – dicono senza mezzi termini – I consiglieri avrebbero potuto tranquillamente votare a favore della nostra mozione e concederci così la possibilità di discutere la pratica in occasione del prossimo consiglio. Se proprio non condividono la nostra proposta di introdurre il referendum, nella successiva riunione avrebbero potuto anche votare contro. Invece non è accaduto nemmeno questo”.
Per il M5S i referendum sono uno strumento importante: “Se le consultazioni fossero già possibili – spiegano ancora i pentastellati – nel corso degli anni ci saremmo risparmiati diatribe come quelle riguardanti la Margonara, il Crescent e il deposito di bitume. E’ evidente che la maggioranza non vuole offrire ai cittadini la possibilità di esprimere il loro pensiero liberamente. Ma noi non ci arrendiamo: ripresenteremo la proposta in occasione del prossimo consiglio”.
La pratica riguardante l’istituzione del referendum è in stand-by da anni. “Attualmente – spiegano i membri del M5S – lo statuto del Comune di Savona prevede solo il referendum consultivo, che ha una validità relativa in quanto non ha effetti diretti. Inoltre, per come è codificata nello statuto, è di difficilissima realizzazione perché le sue modalità organizzative sono descritte in modo molto vago. Inoltre, da ben 15 annui manca un documento attuativo e ciò rende impossibile organizzare un referendum. Noi proponevano di introdurre anche le altre tre forme previste dal testo unico per gli enti locali: il referendum propositivo, quello abrogativo e quello propositivo/abrogativo”.
I consiglieri del Movimento ci lavorano da anni: “A novembre 2013 avevamo depositato e inviato a tutti i colleghi consiglieri (nell’ottica di condividere al massimo la decisione) due documenti: uno era la modifica allo statuto che eliminava le norme organizzative nebulose di cui sopra; l’altro era il regolamento comunale per i referendum. Da quel momento in poi ci sono stati messi i bastoni tra le ruote in tutti i modi”.