Varazze. E’ stato fissato per il prossimo 19 maggio l’inizio del giudizio immediato per Sabit Gabraje, l’albanese di 23 anni che dovrà rispondere dell’accusa di omicidio preterintenzionale per la morte del quarantatreenne varazzino Riccardo Cinco. Salvo che l’imputato non chieda di essere giudicato con un rito alternativo, il processo si celebrerà quindi davanti alla Corte d’Assise.
Gabraje, che è ancora agli arresti domiciliari, è accusato di aver colpito la sera del 10 ottobre scorso, durante una lite per una banale questione di viabilità, con un pugno al volto Cinco. Un colpo in seguito al quale il quarantenne era caduto a terra sbattendo violentemente la testa e procurandosi una grave lesione cranica. Nonostante i soccorsi immediati, Cinco era morto 43 giorni dopo l’aggressione, stroncato da una crisi respiratoria nel centro di riabilitazione Don Gnocchi di La Spezia dove era stato da poco trasferito dopo un lungo ricovero nella Rianimazione dell’ospedale Santa Corona.
L’esame autoptico, disposto dal pm Daniela Pischetola, ed eseguito dal medico legale Alessandro Bonsignore aveva stabilito che Cinco era morto in seguito alle gravi lesioni riportate nella caduta e nell’impatto con l’asfalto. Conclusioni che, secondo la Procura, non lasciano spazio a dubbi sulla presenza del nesso di causalità tra il comportamento di Gabraje e la morte del quarantatreenne varazzino.
Sabit Gabraje, difeso dagli avvocati Claudio Marchisio e Dominique Bonagura, dopo aver colpito Cinco si era allontanato per poi costituirsi due giorni dopo alla polizia. Subito dopo l’arresto al magistrato aveva spiegato di non essersi reso conto della gravità delle conseguenze di quella banale lite.
Secondo quanto ricostruito dalla polizia, la vittima stava attraversando la strada all’altezza del bar “La Beffa” di Varazze quando era arrivata l’auto guidata dall’albanese. A quel punto Cinco, temendo di essere investito, avrebbe inveito contro l’automobilista che per tutta risposta era sceso dalla vettura e l’aveva colpito alla tempia. L’uomo era caduto a terra ed aveva sbattuto la testa sul marciapiede.
Le sue condizioni erano apparse subito gravissime, ma la moglie, i famigliari (che si costituiranno parte civile nel procedimento con l’avvocato Paolo Nolasco) e i tanti amici non avevano perso le speranze che Riccardo potesse farcela fino al tragico epilogo.
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