Savona. C’è anche un cittadino di origine kosovara rintracciato nel savonese ed ora espulso, tra gli indagati nell’operazione antiterrorismo che si è conclusa con quattro arresti, tre in Italia e uno in Kosovo. Effettuate anche decine di perquisizioni da parte della polizia.
In manette sono finiti alcuni cittadini kosovari accusati di apologia di terrorismo e istigazione all’odio razziale. Il blitz, in collaborazione con le autorità di Pristina, è scattato contemporaneamente tra Brescia, Savona e Vicenza.
“Questo Papa sarà l’ultimo”, scrivevano sul web alcuni dei coinvolti. Per un macedone residente a Vicenza il Procuratore nazionale antimafia ha disposto la misura della sorveglianza speciale per motivi di terrorismo con il ritiro del passaporto.
Secondo quanto accertato i kosovari avevano pubblicato sul web una serie di foto in cui erano ritratti con le armi in pugno. Dalle indagini è emerso che i quattro si erano fortemente radicalizzati, ponendosi su posizioni estremistiche e assumendo atteggiamenti tipici dei militanti dell’Isis.
“Siamo intervenuti in una fase di propaganda e apologia prima che potessero esserci problemi sul territorio – ha detto il dirigente della Digos di Brescia Giovanni De Stavola – Le armi trovate in Kosovo dimostrano che potevano entrare in azione”.
L’indagine, condotta dagli uomini della direzione centrale della polizia di prevenzione (l’antiterrorismo italiano) e da quelli della Digos di Brescia, ha ricostruito tutti i contatti. Secondo gli investigatori il gruppo aveva “collegamenti diretti accertati con filiere jihadiste attive in Siria e riconducibili al terrorista kosovaro Daeh Lavdrim Muhaxheri”.
Il gruppo faceva propaganda “ascrivibile al Daesh verso internauti provenienti dal quadrante balcanico e residenti in Italia”. L’operazione che questa mattina all’alba ha portato al fermo dei quattro kosovari, uno in Kosovo e tre in Italia, e’ stata chiamata ‘Van Damme’, proprio prendendo spunto da uno dei messaggi lasciati dal gruppo. “Questo nome l’abbiamo scelto – ha spiegato il direttore della Digos, Giovanni De Stavola – partendo da un messaggio che mostrava delle immagini cruente e le commentava con la scritta ‘non siamo ne’ Rambo ne’ Van Damme, ma facciamo
fatti veri’. E anche noi facciamo fatti veri”.
L’operazione di questa mattina si e’ avvalsa anche della Digos di Vicenza, Savona e Perugia per eseguire quattro perquisizioni personali e domiciliari.