Ponente. Ben duemila pezzi sequestrati e il 45 per cento di sequestri e denunce in più rispetto a un anno prima. Sono questi i numeri relativi al fenomeno della contraffazione e dell’abusivismo commerciale nella zona del ponente savonese che ricade nella giurisdizione della compagnia della Guardia di Finanza di Albenga.
A stilare il bilancio è il capitano Cristiano Cocola, che spiega come il fenomeno non si limita ai classici “vu cumpra’” che d’estate affollano le spiagge e i locali della Riviera di ponente: “In questa zona l’abusivismo commerciale è un fenomeno strettamente a contatto con il turista e i cittadini che sono abituati a conviverci. Ma in realtà il fenomeno è ben più grave di quel che appare. I venditori, che sono per lo più extracomunitari, in realtà cadono in un vero e proprio racket del lavoro nero. Quella della contraffazione è un’attività illecita realizzata dalle più articolate e ramificate organizzazioni della criminalità del territorio italiano e internazionale”.
Il lavoro per le fiamme gialle è tutt’altro che facile: “Per una piccola realtà come la nostra il compito è duro. Il problema è complesso e internazionale – sottolinea Cocola – Si stanno facendo sforzi a livello globale con numerose nuove imposizioni a livello europeo e mondiale a cui l’Italia si sta adeguando e che sono finalizzate alla prevenzione e alla repressione del fenomeno”.
Nella zona, i numeri relativi a sequestri e valore della merce “fermata” sono in costante aumento: “La nostra compagnia svolge un’attività quotidiana di contrasto oltre alle attività coordinate dalla procura. Solo nella stazione estiva, da maggio a fine agosto, abbiamo sequestrato circa 2 mila pezzi. Il numero dei sequestri e dei denunciati è aumentato del 45 per cento rispetto al 2014”.
Un fenomeno, quello della contraffazione, che ovviamente non è soltanto savonese, ma più che mai regionale: “A livello ligure l’attività è sempre intensa – spiega il generale Rosario Lorusso, comandante regionale della Guardia di Finanza – Ci muoviamo su due direttrici. La prima è il contrasto alla vendita, quella che appare più immediatamente visibile nei mercati dei luoghi di villeggiatura. L’altra è il contrasto all’origine, alla produzione, alla grande commercializzazione anche dal punto di vista dell’importazione (i porti rappresentano una porta di ingresso di grandi quantità di prodotti contraffatti e che violano il made in Italy) attraverso il lavoro di polizia giudiziaria. Se si guarda all’entità dei sequestri, quest’anno per adesso i servizi sono stati leggermente inferiori rispetto al passato. Ma se si guarda al comparto nel suo complesso e si tiene conto anche delle frodi alimentari (aumentate con l’Expo) allora i sequestri e i risultati sono in aumento”.
Con la crisi, i commercianti che lavorano rispettando le regole chiedono una maggiore tutela e una lotta ancora più dura nei confronti di chi opera in maniera abusiva: “Noi dobbiamo essere a fianco degli operatori corretti e dell’economia legale che deve essere tutelata – sottolinea Lorusso – Quindi il contrasto a tutte le forme di abusivismo, di contraffazione deve essere tra gli obiettivi della Guardia di Finanza”.
Anche perché i rischi non riguardano solo l’aspetto economico: “Tutti i prodotti contraffatti non provengono da una filiera sottoposta a controllo. Perciò l’oggetto che viene venduto ha una pericolosità intrinseca in quanto per la sua produzione possono essere state usate (e in alcuni casi è stato anche provato tecnicamente su giocattoli per i bambini e articoli scolastici e capi d’abbigliamento) sostanze tossiche”.