Inchiesta

Pronto Soccorso savonesi in affanno, ecco perché: risorse da “piccola”, numeri da “grande”

Viaggio di IVG nelle statistiche del 118 in questa estate 2015: a Savona un terzo dei residenti ma la metà degli interventi rispetto a Genova

Provincia. Un terzo dei residenti rispetto alla provincia di Genova, e nonostante questo solo la metà delle chiamate al 118; una popolazione superiore a quella imperiese del 30%, ma ben il 54% di interventi in più. Questi i numeri che “certificano” le difficoltà quotidiane dei Pronto Soccorso savonesi, al centro durante l’estate 2015 di più di una polemica da parte di residenti e turisti: accusati di essere lenti o male organizzati, i nostri Pronto Soccorso dimostrano, cifre alla mano, di essere costretti a gestire una situazione di emergenza drammaticamente superiore a quella degli altri ospedali.

Per la nostra indagine abbiamo utilizzato i dati pubblicati su web dal 118 durante l’estate 2015, quindi gli interventi con ambulanza: dal novero restano dunque esclusi tutti gli accessi “autonomi”, che vanno ulteriormente ad appesantire il lavoro con una serie (tranne rare eccezioni) di codici bianchi o verdi da smaltire “quando si può”. Le statistiche che la redazione di IVG ha estrapolato da questi dati sono chiare: il 118 savonese, e quindi i Pronto Soccorso del territorio, lavorano in proporzione molto di più di quelli vicini.

Come termine di paragone abbiamo scelto la provincia di Genova e quella di Imperia. Dal 1 giugno al 31 agosto, a Genova il 118 ha disposto l’uscita di 26.193 ambulanze, quasi 285 interventi al giorno, mentre a Savona le chiamate sono state 12.840 (139 al giorno): a Genova però i residenti sono 880.361, mentre a Savona solo 286.107. In pratica a Savona ogni giorno è uscita un’ambulanza ogni 2050 residenti, a Genova ogni 3092: in proporzione il 50% in più. Insomma, sebbene i savonesi siano meno di un terzo dei genovesi, il 118 savonese ha compiuto quasi la metà degli interventi rispetto ai colleghi della Lanterna: ma le “dotazioni” di personale, ambulanze e attrezzature, naturalmente, sono calibrate sui residenti, e il sistema va in crisi.

La “discrepanza” è spiegabile solo in parte con l’afflusso dei turisti in Riviera, dato che anche il Tigullio registra un’impennata di presenze nello stesso periodo, così come Cogoleto e Arenzano. A riprova basta analizzare la provincia di Imperia, anch’essa presa d’assalto dai turisti: lì le chiamate al 118 sono state 8336, 90 al giorno, su una popolazione di 220.217 persone. Un intervento al giorno ogni 2430 abitanti: più che a Genova ma molto meno che a Savona. L’imperiese ha il 23% in meno di residenti rispetto a Savona, ma ben il 35% in meno di chiamate al 118.

Indicativo anche il dato legato agli accessi nei singoli ospedali, sempre dal 1 giugno al 31 agosto. Escludendo le ambulanze destinate ad un nosocomio ma mai giunte (succede quando il paziente rifiuta il trasporto o quando muore prima di essere soccorso), al primo posto c’è il San Martino, il principale ospedale ligure, con 6654 ambulanze, ma il San Paolo di Savona segue a ruota con 5620. Più di Villa Scassi (5550) e Lavagna (5128). Al quinto posto il Santa Corona di Pietra, con 4405: più del Galliera, l’ospedale di Genova centro (4385). Sanremo (3599) e Imperia (2559) hanno numeri ben più bassi. Albenga, seppur declassato a Punto di Primo Intervento, ha ricevuto 1533 ambulanze; più di Bordighera, 1308.

Insomma, nella provincia di Savona si fanno, in proporzione, più interventi rispetto a quelle limitrofe. E se la causa “stagionale” convince poco (dato che anche l’estremo ponente ligure e il Tigullio hanno i loro turisti), le chiavi di lettura non sono molte. Una può arrivare dalle patologie legate ai codici rossi: al primo posto c’è quella cardiologica, al terzo la respiratoria, mentre gli eventi traumatici (come incidenti o infortuni) sono meno di un ottavo del totale. Uno scenario che può far pensare, più che ai turisti, ad una correlazione con l’età media elevata della popolazione: forse per questo a Savona gli interventi sono così tanti?

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