Contro decreto

Marco Melgrati (FI): “I tagli alla sanità? Gravi e irresponsabili”

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Alassio. “Gravi i tagli che questo governo del Pd di Renzi ha fatto ancora una volta sulla sanità. Difficile conciliare efficienza, servizi ai cittadini e continui tagli alle risorse sanitarie alle Regioni”. Lo dice apertamente e senza neppure fare troppi giri di parole Marco Melgrati, vice coordinatore di Forza Italia in Liguria.

“Questo Governo del Pd di Renzi ancora una volta vuole fare bella figura, annunciando l’eliminazione della tassa sulla prima casa, non tagliando gli sprechi ma andando a incidere sui servizi essenziali ai cittadini. Lo continua a fare privando i Comuni e i Sindaci di risorse, con il prelievo forzato dall’IMU del “patto di solidarietà”, formula ammiccante che maschera una diminuzione delle risorse ai Comuni, ormai allo stremo per garantire ai cittadini servizi essenziali, per finanziare le “marchette elettorali” come quella degli 80 euro”.

Entrando nel dettaglio: “Anche il recentissimo ulteriore taglio ai finanziamenti alle Regioni in materia di Sanità rientrano in questa ottica. Lo fa sapere il vicecoordinatore Regionale di Forza Italia Marco Melgrati, che continua: “e inutile approvare decreti che stabiliscono standard molto stringenti e direttive precise quando si continua a tagliare sulle risorse alla sanità. Ma vediamo nel dettaglio quello che prevede il Decreto Sanità recentemente approvato in relazione agli Ospedali di base (per esempio l’Ospedale di Albenga potrebbe tranquillamente rientrare in questa definizione e per gli Ospedali in zone disagiate, ritagliato sull’Ospedale di Cairo Montenotte)”.

“Il decreto recita, estraendo quanto ci può riguardare: I presidi ospedalieri di base, con bacino di utenza compreso tra 80.000 e 150.000 abitanti (e l’Ospedale di Albenga ci rientra tranquillamente se si consiuderano anche i flussi turistici, specialmente estivi), salvo quanto previsto dal successivo punto 9.2.2, sono strutture dotate di sede di Pronto Soccorso con la presenza di un numero limitato di specialità ad ampia diffusione territoriale: Medicina interna, Chirurgia generale, Ortopedia, Anestesia e servizi di supporto in rete di guardia attiva e/o in regime di pronta disponibilità sulle 24 ore (h.24) di Radiologia. Gli standard fissati definiti nella Legge 135/2012, relativamente ai posti/letto (3.7/1000 abitanti) ed al tasso di ospedalizzazione (160/1000 abitanti) – sottolinea Marco Melgrati – La variabilità dei bacini di utenza tiene conto dei tempi di percorrenza dei cittadini, calcolata anche con la metodologia di analisi e di rappresentazione grafica (c.d. georeferenziazione). Questo in particolare per l’Ospedale di Albenga, che è stato “spogliato” di alcune specialità che qui devono tornare, in base al decreto. Di qui discende che il Pronto Soccorso deve ritornare operativo, anche alla luce delle migliaia di accessi-anno. Interessante poi il passaggio dove il Decreto recita che: Nei presidi ospedalieri il rapporto percentuale tra il numero del personale del ruolo amministrativo e il numero totale del personale non può superare il valore del 7 per cento. Sarebbe interessante verificare questo parametro nei 4 nosocomi savonesi (e non solo)… Particolare attenzione poi dovrà mettere il Direttore Generale dell’Asl 2 Flavio Neirotti sul passaggio del Decreto sui Presidi ospedalieri in zone particolarmente disagiate, che dopo il riferimento specifico alle provincie autonome di Trento e Bolzano, si riferisce espressamente a situazioni esistenti in molte zone italiane, e il rimando a Cairo Montenotte appare immediato, ma anche alla situazione orografica delle vallate che gravitano su Albenga. Le regioni e le provincie autonome di Trento e di Bolzano possono prevedere presidi ospedalieri di base per zone particolarmente disagiate, distanti più di 90 minuti dai centri hub o spoke di riferimento (o 60 minuti dai presidi di pronto soccorso (il caso di Cairo Montenotte)), superando i tempi previsti per un servizio di emergenza efficace. I tempi devono essere definiti sulla base di oggettive tecniche di misurazione o di formale documentazione tecnica disponibile. Per centri hub and spoke si intendono anche quelli di regioni confinanti sulla base di accordi interregionali da sottoscriversi secondo le indicazioni contenute nel nuovo patto per la salute 2014-2016.
Tali situazioni esistono in molte regioni italiane per presidi situati in aree considerate geograficamente e meteorologicamente ostili o disagiate, tipicamente in ambiente montano o premontano con collegamenti di rete viaria complessi e conseguente dilatazione dei tempi, oppure in ambiente insulare.
In tali presidi ospedalieri occorre garantire una attività di Pronto Soccorso con la conseguente disponibilità dei necessari servizi di supporto, attività di medicina interna e di chirurgia generale ridotta. Essi sono strutture a basso volume di attività, con funzioni chirurgiche non prettamente di emergenza e con un numero di casi insufficiente per garantire la sicurezza delle prestazioni, il mantenimento delle competenze professionali e gli investimenti richiesti da una sanità moderna. Tali strutture devono essere integrate nella rete ospedaliera di area disagiata e devono essere dotate indicativamente di: un reparto di 20 posti letto di medicina generale con un proprio organico di medici e infermieri; una chirurgia elettiva ridotta che effettua interventi in Day surgery o eventualmente in Week Surgery con la possibilità di appoggio nei letti di medicina (obiettivo massimo di 70% di occupazione dei posti letto per avere disponibilità dei casi imprevisti) per i casi che non possono essere dimessi in giornata; la copertura in pronta disponibilità, per il restante orario, da parte dell’equipe chirurgica garantisce un supporto specifico in casi risolvibili in loco; un pronto soccorso presidiato da un organico medico dedicato all’Emergenza-Urgenza, inquadrato nella disciplina specifica così come prevista dal D.M. 30.01.98 (Medicina e Chirurgia d’Accettazione e d’Urgenza) e, da un punto di vista organizzativo, integrata alla struttura complessa del DEA di riferimento che garantisce il servizio e l’aggiornamento relativo.
Importante dovrà essere il ruolo dell’unico nuovo e razionale ospedale S. Maria di Misericordia di Albenga, il quale con il Dea di Santa Corona forma un unico ospedale del ponente. Un ruolo che per il Dea sarà strategico e fondamentale visto che si ha la possibilità di mantenere l’efficienza del DEA del ponente utilizzando proprio il nosocomio ingauno nel corso dei lavori che dovranno portare alla riqualificazione e potenziamento dell’ospedale pietrese. Inoltre dovrà essere realizzata una sinergica collaborazione fino ad oggi mai realizzata se non sulla carta che prevede come ho più volte rappresentato, una intensa attività chirurgica di elezione del plesso ingauno per sgravare il lavoro della sede pietrese ove ci si potrà dedicare ad attività di emergenza/urgenza. Un altro aspetto importante e poco noto che scaturisce dal decreto è che anche laddove non venisse realizzata la funzionale collaborazione tra i due ospedali pietrese ed ingauno, il bacino di competenza del territorio albenganese, secondo i parametri ora codificati, potrebbe contare su un numero di utenti del bacino pari a 63.000 persone residenti oltre ai flussi turistici medi i quali potranno soddisfare ampiamente il dato degli oltre gli 80.000 richiesti dalla norma per disporre di un ospedale cosiddetto di BASE il quale deve essere dotato di quelle specialità che, guarda caso, sono state soppresse e/o depotenziate dal 2012 ad oggi dai compagni regionali e dai loro manager. Scarsa lungimiranza, per accontentare la sete di tagli lineari! Avrebbero potuto leggere il regolamento, oggi decreto, che allora era reperibile in bozza e già anticipava tutti gli elementi oggi divenuti legge. Infatti un ospedale di base deve disporre di Chirurgia (quella cannibalizzata e trasformata in una inutile week-surgery) Rianimazione effettiva (quella depotenziata a Semi-intensiva) oltre ad ortopedia (quella soppressa nel 2011 in cambio del reparto di arto-protesi privato) del Pronto Soccorso (quello declassato inutilmente a P.P.I.). Quindi si profilerebbe ai sensi del Decreto la situazione di DOVER ripristinare tutte le specialità dilaniate dai compagni della “banda” Burlando, restituendo dignità all’intero comprensorio pesantemente penalizzato da 10 anni di umiliazioni dell’impero sotto l’egida di Burlando, Paita e Montaldo. Questa integrazione con la conferma e conservazione dell’attuale assetto ospedaliero su 4 nosocomi e tutti gli altri aspetti contenuti nella mozione da me presentata e approvata all’unanimità il 27/1 dovranno essere presi in esame e confluire nel nuovo piano sanitario regionale che sarà elaborato. Nell’immediato tra gli impegni assunti da tutte le forze politiche della precedente legislatura con la mozione, vi era il ricalcolo dei posti letto soppressi frettolosamente per adempiere alla Spending Review, da me piu’ volte richiesto in quanto in sentore di essere stato eseguito non perfettamente aderente alla procedura la quale allora non esisteva ed è trattata proprio nel decreto degli standard ospedalieri n° 70/2015 oggetto del presente comunicato. Quel ricalcolo è importantissimo in quanto dalla revisione potrebbe appurarsi che i posti letto da sopprimere erano in numero inferiore. Quell’impegno attiene alla volontà di tutte le forze politiche che oggi sono nuovamente presenti in Consiglio Regionale anche se con i ruoli scambiati e proprio per la natura del tema a gennaio non conobbero alcun condizionamento partitico di schieramento trovando tutti d’accordo e furono infatti approvati all’unanimità del Consiglio Regionale”, conclude il vicecoordinatore regionale di Forza Italia Marco Melgrati.