Provincia. “Inceneritori? No, grazie”. È questa la risposta del WWF al progetto governativo che vorrebbe promuovere la realizzazione di 12 nuovi impianti per l’incenerimento dei rifiuti, uno dei quali in provincia di Savona, in aggiunta ai 42 attualmente operativi in Italia.
“Ribadiamo innanzitutto – dice Marco Piombo, Delegato Liguria WWF Italia – che l’uso del termine termovalorizzazione è fuorviante e scorretto. Si vorrebbe esorcizzare con un semplice espediente linguistico quella che era e resta una scelta sbagliata, pericolosa per la salute e antica, concepita nel secolo scorso prima che le evidenze scientifiche dimostrassero che ben altra è la strada da percorrere per una gestione dei rifiuti che tenga conto anche e soprattutto dell’esigenza di tutelare il bene primario della salute dei cittadini. Ci aspettiamo per questo che la Regione scenda ufficialmente in campo contro l’ipotesi inceneritori, in difesa di tutti i liguri”.
WWF spiega così la propria posizione:
La direttiva 98/2008/CE, che il Governo cita per giustificare la scelta dei 12 nuovi inceneritori, prevede in realtà tutt’altro, proponendo una precisa gerarchia degli interventi, con al primo posto la riduzione dei rifiuti, quindi il riutilizzo, il riciclaggio. E ci sarebbe molto da dire anche sul cosiddetto recupero energetico da rifiuti, considerato che l’energia ottenuta con tali sistemi è estremamente costosa e minore di quella necessaria per ricostruire nuovi materiali per sostituire quelli bruciati.
Ma non sono solo questi i problemi. Basta infatti avere conoscenze elementari di fisica per sapere che “nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma” (legge della conservazione della massa; postulato di Lavoiser). Bruciare i rifiuti non significa farli scomparire con un colpo di bacchetta magica, ma trasformali in qualcos’altro e questo qualcos’altro, contenuto nei fumi diffusi dal camino dell’inceneritore, è estremamente pericoloso.
Ma non basta: l’incenerimento non è conveniente neppure dal punto di vista dei risultati. Una discreta raccolta differenziata può ragionevolmente ridurre al 30% o anche a meno la parte residuale dei rifiuti da destinare alla discarica. Ebbene le scorie alla griglia, cioè quel che avanza dopo la combustione, rappresentano circa il 30% del materiale bruciato (dato ARPA Emilia e Romagna), che andrà comunque destinato alla discarica, con l’aggravante che si tratta a norma di legge di un rifiuto speciale, per il quale servono maggiori cautele ed ovviamente maggiori costi di gestione.
“È evidente – secondo Marco Piombo – che l’incenerimento è una pratica sbagliata e pericolosa utile solo a mascherare le inefficienze di molte pubbliche amministrazioni. In Liguria non abbiamo ancora impianti che producano incenerimento dei rifiuti e questa è un’opportunità anche economica che il mondo politico deve saper cogliere”.
Costruire un inceneritore o dei gassificatori significa privilegiare lo smaltimento e non la riduzione e riciclo, soprattutto perché molte delle amministrazioni liguri non hanno fatto alcuno sforzo, né di pianificazione né di investimento mirato come ad esempio nel porta a porta, per aumentare in maniera significativa la raccolta differenziata, basti pensare che la percentuale della raccolta differenziata a livello regionale si attesta al di sotto del 35%, in pieno contrasto con le direttive emanate dalla normativa ambientale nazionale e comunitaria.
Facendo riferimento al proprio documento di posizionamento nazionale, il WWF propone investimenti nel ciclo di gestione dei rifiuti dalla raccolta differenziata alla ridestinazione dei materiali attraverso l’uso di piattaforme di selezione che permettano controllo dei flussi e reimmissione dei rifiuti nel ciclo produttivo o/e distributivo.
Chiediamo alla Regione di di attenersi alle direttive nazionali e comunitarie in materia di raccolta differenziata facendo sì che tutti i Comuni liguri raggiungano le percentuali previste dalla legge.
“Il piano del Governo Renzi di costruire 12 nuovi inceneritori – conclude Dante Caserta, vicepresidente del WWF Italia – è poi profondamente sbagliato perché, sul modello dei fallimentari piani quinquennali di sovietica memoria, fissa un obiettivo generale avulso dai contesti in cui si dovrà calare. Se il Governo vuole concretamente intervenire in questo settore deve far predisporre con urgenza in tutte le regioni piani di gestione che tengano conto delle esigenze dei singoli territori, in modo che l’intero ciclo dei prodotti, con particolare attenzione al riuso e al riciclaggio, venga gestito in loco senza la necessità di creare un eccesso di impianti nella stessa area e senza essere costretti a trasportare rifiuti in giro per il Paese, aggravando ulteriormente la situazione. Servono rispetto dei principi di base, davvero ispirati alla direttiva europea, buona programmazione e capacità di guardare al futuro e non al passato. In questo quadro per gli inceneritori non c’è posto”.