Regione. “L’ordinanza del sindaco di Alassio che vieta l’ingresso nel suo comune a migranti sprovvisti di certificato sanitario è una forma di discriminazione inaccettabile in un paese democratico“.
Così il capogruppo del Pd in consiglio regionale Raffaella Paita commenta la decisione del primo cittadino alassino Enzo Canepa di vietare “a persone prive di fissa dimora, provenienti da paesi dell’area africana, asiatica e sud americana, se non in possesso di regolare certificato sanitario attestante la negatività da malattie infettive e trasmissibili, di insediarsi anche occasionalmente nel territorio comunale”.
“Questa disposizione, che serve a tutelare la sicurezza e la salute dei nostri cittadini e dei nostri turisti, è divenuta necessaria comerisposta alla situazione di emergenza e all’invasione incontrollata del territorio nazionale avvenuta nelle ultime settimane e negli ultimi mesi, ed è coerente con le misure che il Comune di Alassio ha finora adottato in materia”, commenta Enzo Canepa.
La replica dell’ex candidata alle regionali per il centro sinistra non si è fatta attendere: “La legittima tutela della salute dei cittadini non ha nulla a che fare con allarmistici proclami in cui lo spettro di malattie disparate come ebola, Hiv, Tbc, scabbia viene agitato al solo scopo di impedire l’accesso al Comune a una precisa tipologia di persone identificate nell’ordinanza come ‘persone prive di fissa dimora provenienti da paesi dell’area africana, asiatica e sudamericana’. Si tratta di un’ordinanza inaccettabile. Ed è ancora più grave che il presidente Toti, che ad oggi si è limitato a scaricare sui comuni il peso dell’accoglienza dei migranti, abbia condiviso questa ordinanza“.
“Sia il sindaco di Alassio sia il presidente della Regione hanno comunque preso un grosso abbaglio. Come una giurisprudenza consolidata dimostra, il potere di ordinanza non può essere usato in forma discriminatoria. Sono cose che un sindaco e un presidente di Regione dovrebbero conoscere. Auspico dunque che l’ordinanza venga immediatamente ritirata”.
A restare perplessi per le dichiarazioni di Canepa (ma anche per quelle del sindaco di Ortovero Andrea Delfino, che come gesto provocatorio nel corso della riunione dei sindaci in Prefettura a Savona ha tirato fuori dalle tasche dei pantaloni le chiavi del municipio e ha detto: “Se solo un migrante metterà piede a Ortovero verrete voi a gestire il Comune e la loro permanenza”) sono stati anche i rappresentanti del Sel di Savona.
“Le dichiarazione di alcuni sindaci della nostra provincia, in particolar modo del sindaco di Alassio e di Ortovero, creano disagio e sconcerto – dicono Mirko Principato e Elvio Tarditi – Il previsto arrivo nelle cittadine turistiche della Riviera e dell’entroterra di qualche decina di migranti, fuggito da situazioni terribili e disumane, non deve avere come reazione alzate di scudi o di nuovi muri o ventilando eventuali dimissioni, ma deve essere uno stimolo a richiedere opportuni strumenti allo Stato e alla Regione perché si possano gestire tali emergenze; allo stesso tempo devono arrivare interventi per rilanciare le nostre stagioni turistiche, perché siano capaci di fornire serenità e bellezza ai turisti, insieme a sviluppo e posti di lavoro per il territorio”.
“Chiediamo quindi fatti concreti e responsabilità ai nostri amministratori locali – proseguono – Un problema serio e complesso come quello dell’emergenza dei migranti non può essere banalizzato solo con la richiesta di un certificato medico, così come non può essere dimenticato il ruolo e il grande lavoro che tante persone, spesso cittadini non comunitari, svolgono nei nostri comuni turistici, rendendo possibile l’accoglienza turistica della nostra provincia e della Liguria. Questo è un settore economico che ha bisogno di rilancio e di nuove idee, non di polemiche di retroguardia”.