Alassio. “Vorrei un paese ordinato, in cui i turisti si sentano tutelati e posano godere di un soggiorno sereno, senza essere continuamente martellati da persone che non lasciano godere loro la vacanza. E poi c’è il rispetto della legalità, senza dubbio”.
E’ linea dura ad Alassio: dopo l’ormai nota “ordinanza anti profughi”, l’amministrazione del sindaco Enzo Canepa ha deciso di dichiarare guerra alla merce contraffatta messa in vendita dagli ambulanti abusivi che affollano centro e spiagge. E per farlo ha deciso di avvalersi del prezioso lavoro degli agenti della polizia municipale coordinati dal comandante Francesco Parrella, con la partecipazione dell’Associazione degli Albergatori di Alassio, il Consorzio Alassio Un Mare di Shopping, l’Associazione Bagni Marini di Alassio, che uniscono le forze per dare vita a un’offensiva a trecentosessanta gradi contro il commercio abusivo e contro la vendita e l’acquisto di capi contraffatti.
“Alassio è troppo bella per non essere vera: no al falso!”. È questo il nome della nuova campagna del Comune alassino: saranno intensificati i controlli nelle spiagge, nelle strutture ricettive, nel centro cittadino, con sanzioni verso chi vende, ma anche verso chi acquista merce contraffatta.
“Questa campagna – spiega Parrella – ha l’obiettivo di contrastare il commercio abusivo da parte di venditori che implicitamente sfidano l’economia legittima e di intervenire sulla domanda, quindi informare gli acquirenti che acquistando materiale contraffatto sono passibili di contravvenzione”.
Alcuni risultati sono già arrivati: “I dati della seconda metà di giugno sono incoraggianti – spiega il comandante – Abbiamo effettuato 34 sequestri, più di due al giorno, sequestrando migliaia di pezzi contraffatti per un valore di mercato di circa 40 mila euro e anche materiale non contraffatto ma venduto abusivamente sulle spiagge e sulle passeggiate per un quantitativo quasi doppio rispetto allo scorso anno. Questo dimostra che il fenomeno naturalmente è molto ampio, difficilmente aggirabile ma sicuramente contestabile e ci proveremo con tutte le energie”.
“Il fenomeno è purtroppo molto esteso, riguarda non solo Alassio ma tutto il litorale, e per questo abbiamo deciso di intensificare l’opera di repressione dell’abusivismo, sia colpendo i venditori, sia perseguendo chi alimenta il fenomeno, ovvero gli acquirenti, sanzionabili amministrativamente con multe dai 100 ai 7000 euro”, ha aggiunto ancora il comandante Parrella.
“Finalmente ad Alassio c’è una forte unione per fronteggiare una situazione che da anni si tenta di contrastare” ha dichiarato Lucia Leone, consigliere comunale con delega al commercio. “All’impegno dell’amministrazione comunale e della polizia municipale e delle forze dell’ordine, si uniscono le categorie di commercianti, albergatori e balneari, per contrastare adeguatamente un fenomeno di illegalità, a beneficio del territorio”.
“È importante portare avanti un progetto coordinato, e per questo ci siamo messi di buona volontà, come commercianti, al fianco dell’impegno di amministrazione comunale e forze dell’ordine” ha notato Giancarlo Formichella, vice presidente del Consorzio Alassio “Un Mare di Shopping”. “È difficile arginare un fenomeno che si è reso esasperante e a tratti imbarazzante, che danneggia tutti quanti e alimenta la criminalità, molto spesso con la vendita di prodotti non certificati, che possono essere nocivi per la salute di chi li acquista. Oltre che colpire l’acquirente del prodotto falso, dobbiamo metterlo in guardia da eventuali danni nocivi per la propria salute”.
“Grazie al Comune di Alassio e al comando dei Vigili per questa iniziativa importante che ci vede partecipare, per dare un senso di legalità, ma al tempo stesso offrire sicurezza al cittadino. I nostri clienti non vogliono essere disturbati e importunati, e vengono continuamente assillati con offerte di acquisto abusivo e di merce contraffatta. Da parte nostra, il massimo sostegno per la lotta nella dissuasione al fenomeno” ha evidenziato Aurelio Macheda, presidente dell’associazione Albergatori di Alassio.
“Purtroppo, il problema è legato moltissimo alla domanda. Da anni viviamo questa situazione, e un compito arduo spetta proprio ai bagni marini. Questa campagna punta moltissimo sulla consapevolezza, da creare nei clienti delle nostre spiagge, che attraverso l’acquisto si va a finanziare un meccanismo criminale. Se tutti facessero la loro parte – compresi cittadini, nonché clienti degli stabilimenti – sicuramente si avrebbero risultati migliori. L’importante è diminuire la domanda, azzerarla per esaurire l’offerta. Noi faremo la nostra parte al massimo” ha concluso Ernesto Schivo, presidente dell’Associazione Bagni Marini di Alassio.
E ad Alassio la lotta all’abusivismo va di pari passo con il contrasto ad un certo tipo di immigrazione: “E’ tutto concatenato – precisa il primo cittadino Enzo Canepa – L’obiettivo è sempre quello di tutelare il territorio, i cittadini e i turisti. Non dimentichiamo che coloro che spendono e alimentano questo mercato illegale tolgono delle risorse al mercato legittimo, a negozi, ristoranti e pizzerie, perché se si spendono soldi dagli abusivi poi non si spendono più altrove”.
Tanti profughi “lavorano” quotidianamente sul territorio di Alassio, ma alloggiano nei paesi vicini: “Arrivano col treno o vengono scaricati qui da mezzi privati – aggiunge Canepa – Hanno orari precisi in cui svolgere la loro funzione (ovvero raccogliere denaro) dopo di che vengono prelevati e sostituiti con altri. E’ un problema assillante, perché le persone non possono più stare tranquille, neanche a bere un caffè al bar. Il commercio abusivo sulle spiagge e i mendicanti nel centro storico sono due fenomeni distinti ma correlati ed il turista che li subisce entrambi dopo poche ore è esausto“.
L’ordinanza anti profughi ha fatto molto discutere, ma Canepa non ha assolutamente intenzione di tornare sui propri passi: “Non credevo che si sviluppasse questo tam tam mediatico – ammette – Noi volevamo solo tutelare il territorio e i cittadini. Non dimentichiamo che il certificato sanitario ha una valenza: se voi foste turisti e veniste a sapere che ci sono casi di scabbia sul nostro territorio, portereste qui i vostri figli? Non credo proprio, cerchereste un’altra meta. Da qui il campanello d’allarme”.
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