Savona. Ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere Giuseppe “Pino” Cammisa, l’uomo originario del napoletano ma residente ad Albenga, che venerdì scorso è finito in manette con l’accusa di usura in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere.
Questa mattina Cammisa, che è difeso dall’avvocato Antonio Nocito, si è presentato davanti al gip Filippo Maffeo per l’interrogatorio di garanzia, ma ha preferito fare scena muta.
Secondo la denuncia di un imprenditore ingauno, che nell’agosto del 2014 si era rivolto ai carabinieri, Pino Cammisa da tempo avanzava richieste di denaro in conseguenza di alcuni prestiti che gli aveva concesso nel tempo. La presunta vittima ha raccontato ai militari che gli veniva richiesto di versare un tasso mensile del 10%, una cifra configurabile come usura.
L’arresto di Cammisa, seppur non direttamente, si collega con l’operazione Real Time nella quale era finito in manette per gli stessi reati Carmelo Gullace. Gli investigatori infatti hanno accertato che entrambi chiedevano soldi all’imprenditore ingauno che poi ha denunciato di essere vittima di usura. Un destino comune anche ad un secondo imprenditore albenganese, anch’esso costretto a pagare tassi usurari.
Su eventuali rapporti diretti tra Cammisa e Gullace, per ora, non è trapelata nessuna informazione.