Movida violenta

Savona, disordini all'”Omnia”: cade l’accusa di rissa, due condanne per resistenza e lesioni

Tre clienti del locale erano finiti in manette con l'accusa di aver aggredito i militari dopo una rissa

Savona Tribunale

Savona. Si è chiuso con due condanne e un’assoluzione il processo per i disordini che si registrarono la sera del 20 dicembre del 2013 nel locale Omnia di via Famagosta a Savona quando tre persone finirono in manette con l’accusa di rissa, resistenza e lesioni.

Nel corso del processo i fatti contestati sono stati piuttosto ridimensionati tanto che l’accusa più grave, quella di rissa, è caduta per tutti gli imputati che sono stati assolti. Per due di loro, Alessia M., una ventiseienne, e il suo ex fidanzato, Anegelo S., di 23, è invece arrivata la condanna rispettivamente a cinque mesi di reclusione e a quattro mesi. La ragazza, che ha avuto la pena più severa, è stata condannata per i reati di resistenza e lesioni nei confronti di un carabiniere, mentre lui solo per la resistenza (entrambi sono stati assolti dal reato di lesioni nei confronti di un secondo militare: il giudice ha infatti derubricato il capo d’imputazione in percosse, ma vista l’assenza di querela mancava il requisito per la procedibilità).

Il terzo imputato, Silvano S., 37 anni, è stato invece assolto da tutte le imputazioni contestate (“per non aver commesso il fatto” e “perché il fatto non costituisce reato” e dalle lesioni perché derubricate in percosse). Il giudice ha anche disposto un risarcimento di 750 euro per uno dei militari feriti durante l’intervento nel locale che si era costituito parte civile nel processo con l’avvocato Tiziano Gandolfo.

Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, i tre erano rimasti coinvolti in una rissa all’interno del locale, scoppiata all’orario di chiusura, intorno alle 3, dopo che molti degli avventori avevano iniziato a protestare perché non volevano che la festa (una sorta di rave party per gli uomini dell’Arma) terminasse. Motivo per il quale quattro militari in divisa erano entrati nell’Omnia per aiutare gli addetti alla sicurezza ad allontanare i clienti.

In quel momento i militari avrebbero assistito ad una rissa tra alcuni ragazzi e allertato due colleghi che si trovavano all’esterno del locale. I due carabinieri, in borghese, erano intervenuti e, appena entrati nel locale, uno di loro avrebbe visto Alessia M. tenuta ferma da altre persone. Intervenuto per sedare il diverbio però sarebbe stato aggredito dalla ragazza in soccorso della quale sarebbero intervenuti Angelo S. e Silvano S., gli altri due arrestati, che lo avrebbero spintonato ed apostrofato con insulti.

Una versione che i tre imputati (difesi dagli avvocati Alessandro Parino, Patrizia Franco e Corrado Bandini) avevano ricostruito diversamente: i giovani avevano infatti spiegato di essere stati aggrediti e di non aver capito che il carabiniere fosse tale, ma di averlo scambiato per uno degli avventori che voleva malmenarli. Una ricostruzione che è stata ribadita anche questa mattina durante la deposizione degli imputati: Alessia M. ha ribadito di essere stata aggredita da alcune ragazze e di essersi spaventata molto. “Quando mi sono sentita afferrare alle spalle e sono stata scaraventata fuori dal locale da una persona che non era in divisa non immaginavo fosse un carabiniere. Mi sono divincolata solo perché aveva paura. Quando ero fuori poi è arrivato il mio ex fidanzato: mi ha sentito urlare e allora ha spintonato il carabiniere, ma nemmeno lui sapeva che lo fosse”.

Tesi confermata anche da Angelo S.: “Lui la teneva e allora io l’ho spinto via, ma non immaginavo potesse essere un carabiniere” ha detto al giudice.

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