Bomba di albisola

Bomba-day, albisolesi pronti e informati ma con mugugno: “Perché la scuola è aperta?”

Viaggio di IVG.it tra gli albisolesi a due giorni dall'evacuazione: qualche commerciante si lamenta, mentre qualcun altro festeggia le "ferie forzate"

Albisola Superiore. Gli albisolesi sono informati e pronti, ma non rinunciano a togliersi qualche sassolino. E’ quello che emerge dal viaggio di IVG.it tra gli albisolesi, a due giorni dall’evacuazione (dopodomani verrà disinnescata la bomba e portata in una cava per essere fatta brillare).

Parlano volentieri i residenti di Albisola (anche se qualcuno chiede di ripassare tra 5 minuti, “sa, devo truccarmi”): la maggior parte racconta di un’informazione tempestiva e puntuale, e parla di giuste misure precauzionali. Non manca comunque qualche lamentela, legata soprattutto all’apertura della scuola oppure ala chiusura “forzata” dei negozi.

“Siamo stati informati bene – afferma una signora – Non credo possa succedere niente, tuttavia non capisco come mai la scuola resti aperta se è in una zona considerata a rischio”. Le fa eco una ragazza: “Mi chiedo come sia possibile che la scuola resti aperta. Se è una precauzione comune non capisco il perché…”.

Chi lavora fuori Albisola si dice tranquillo: “Passerò la mattinata a Savona in quanto lavoro lì – spiega l’avventore di un bar – dovrò alzarmi più presto per andare a lavorare”. E a precisa domanda conferma: “Ci sono state date tutte le informazioni del caso”.

Non tutti, però, la pensano così, e c’è anche chi si lamenta: “Non c’è stata una informazione adeguata – contesta un altro cliente – Abbiamo visto solo delle locandine sui muri, e sui possibili spostamenti da fare c’è molto confusione”. Una versione a cui la titolare ribatte: “I clienti che vengono qui hanno opinioni diverse, io devo dire che secondo me le comunicazioni sono state ottime e tutto è chiaro”.

Ciò di cui si lamentano i commercianti, invece, è la scelta di chiudere per tutta la mattina. “Un bel danno per la mia attività…”: e corre voce che qualcuno voglia “resistere”, tenendo aperto anche solo un’ora, dalle 7.30 alle 8.30. “E’ un danno forzato per noi, ci rimettiamo mezza giornata di lavoro – dice un esercente – Io sono di Valleggia ma lavoro qui e per mezza giornata si chiude”.

I commessi, invece gioiscono. “Dalle 7:30 alle 14:30 staremo a casa, niente lavoro – commenta soddisfatta una barista – Per noi giornata di vacanza, anche se è chiaro che la chiusura non è una bella cosa per l’attività”. E c’è chi ne approfitterà: “Andrò in giro nei boschi, farò un giro con il cane”.

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