Provincia. Sul territorio savonese insistono circa 650 delle mille e 200 imprese balneari della Liguria. Queste danno lavoro a più o meno diecimila persone sulle ventimila totali che operano nel settore in tutta la regione. Una diminuzione del canone demaniale, quindi, dovrebbe essere vista come un fatto positivo. In realtà non è affatto così: “Non si tratta di un dato positivo – conferma il presidente provinciale del Sib Enrico Schiappapietra – Un abbassamento del canone così contenuto non è una vera e propria diminuzione delle spese a carico dei concessionari, ma va interpretato come un segnale della sua stasi. Più che dire che è diminuito, bisognerebbe dire che non è aumentato”.
“Più in generale – prosegue – questo abbassamento dei costi è sintomatico della crisi che stiamo attraversando. Il canone, infatti, è calcolato sugli indici Istat e se questi sono in negativo evidentemente è perché la gente ha meno possibilità economiche. Cosa che per noi si traduce in una minore presenza nelle spiagge e una minore spesa da parte dei nostri clienti. Quando le cose non vanno bene, non si taglia il necessario ma il superflio. E andare in spiaggia è superfluo rispetto ad altre necessità. Paradossalmente, quindi, c’è da augurarsi che il canone aumenti, perché significa che la gente ha più denaro in tasca“.
C’è poi un altro dato: “Il canone che è diminuito dello 0.9 per cento è nazionale, ma poi ogni regione ha un suo canone applicato alle proprie concessioni. Per quello che riguarda la Liguria, nel 2014 è passato dal 10 al 25 per cento. Quindi al netto della diminuzione del nazionale, i concessionari liguri pagano il 14.1 per cento in più rispetto a prima”.
Le cose potrebbero cambiare a breve: “Il Governo sta lavorando ad un disegno di legge che dovrebbe portare ad una riorganizzazione del settore anche dal punto di vista dei canoni. Questo, quindi, potrebbe essere l’ultimo anno in cui sentiamo parlare di canoni demanali in questi termini. Speriamo che le cose cambino davvero come tutti quanti auspichiamo. E nella direzione della maggiore equità: oggi c’è chi paga troppo e chi troppo poco”.